Il mondo della musica pop, delle
canzoni conosciute, lo conosco per diverse circostanze. Perché, come diceva Satie, anche io vivo in un contesto di
musica da tappezzeria, dove in ogni luogo è in funzione un apparecchio sonoro che ci faccia sentire meno soli,
relegando a mero arredamento musiche talvolta molto valide.Lo conosco poi per scelta: amo ascoltarne alcuni brani per il testo, altre volte per le melodie o ancora per ...
questioni di feeling.
Come tutti insomma, ma anche in maniera differente.Come avrete capito dalla mia piccola bio, ho sempre studiato musica classica, conosco il mondo pop solo dall’esterno ed in un certo senso,
per difetto: so parlare per ore di
cosa essa non sia, ma darne una definizione non mi riesce così bene, sopratutto senza cadere nel fraintendimento di volerne abbassare il valore. Questo aspetto è per me accompagnato da una sorta di
ineluttabilità, sicché, ogni volta che cerco di parlarne, anche solo operare una preliminare definizione, fa sì che mi si attribuisca un pregiudizio che di fatto non ho....lo giuro! Ricordo bene una conversazione con le amiche di una vita, in cui lodavo un pezzo pop asserendo che fosse all’altezza di molte composizioni della musica colta.
Mi hanno subito fatto notare il carattere discriminatorio della mia affermazione: se la
musica classica è definita colta, quella pop sarebbe destinata ai bifolchi? Ho cercato di spiegare che classica è un termine inadeguato dal punto di vista storico e che avevo detto colta solo per usarne una definizione più ampia, ma niente, comunicazione fallita, flop, incomprensione e mi sarò pure presa della arrogante, che definisce quello che non conosce come popolare e quello che ama come colto!!
Definiamolo allora questo
pop!
Se chiedessimo a 1000 passanti il titolo di una
canzone pop otterremmo brani dei più disparati generi musicali. Fallimentari sono infatti i tentativi di descrivere la musica pop dall’interno: attraverso la strumentazione adottata? Come se i
Beatles fossero più o meno pop di Santana!
Attraverso il ricorso alla forma canzone o all’utilizzo di melodie? Come se i
Pink Floyd fossero meno pop di
Gigi D’Alessio!!!!!
La musica pop è un macrogenere sconfinato che va dunque definito dall’unica variabile esterna: il referente del messaggio, il pubblico. Del resto pop altro non è se non la prima parte del termine
popular.
Proprio qui incontriamo un primo fraintendimento lessicale da cui sopra: con popolare molti intendono legato al popolo, dunque connesso alla tradizione bassa, viceversa in questo contesto popolare va inteso come famoso, delinenando la ricerca e l'ottenimento della popolarità come caratteristica fondamentale.
A partire dagli anni 50, dunque, quando il pop inizia a svilupparsi, viene accostato all’idea di una capillare e rapida diffusione, la cosiddetta
diffusione di massa e questo ha comportato, sopratutto in un epoca in cui il pensiero di Adorno attanagliava chiunque si considerasse un intellettuale, un suo degrado ontologico: la canzone viene vista come qualcosa di completamente governato dal Capitale, mezzo di controllo delle masse. Certo, il mondo della musica pop è talmente vasto da contenere ugualmente autori di alto profilo e meteore musicalmente insignificanti;
ciò non significa a priori che ciò che piace a molti sia necessariamente di qualità scadente. Molto meglio delle mie parole esprime questa argomentazione Umberto Eco in una bellissima riflessione in Apocalittici e integrati:
Non è necessario che intrattenimento ed evasione, gioco, ristoro siano […] sinonimo di irresponsabilità, automatismo, qualunquismo, ghiottoneria sregolata. Può esistere una canzone che meriti e che richieda rispetto e interesse.
E’ certamente possibile, ma è altrettanto sostenibile come produrre un’operazione culturale nell’ambito della musica di consumo? Oppure la canzone, per essere valida ed interessante dovrà sottrarsi “alla popolarità e alla circolazione industriale”, tornando ad essere un prodotto di nicchia?
La domanda non trova alcuna risposta nello scritto, se non in un appello alla coscienza dei cosiddetti intellettuali, invitati a non disprezzare la massa (e la sua musica) perché, in fin dei conti, chi non vi appartiene?