Si trattava di gente modesta chi d’arte chi di nascita, sorti e cresciuti nell’abbienza dell’intelletto, dignitari del saper parlare e dello sgarbo gentile. Invisi ai più, divennero personaggi di pubblica utilità: dove lo scandalo mancava, una rima o una frase lo riaccendeva, annoiata. Ma una
società di sempre, sopita nella mollezza della comodità dialettica, allungava la mano per prendere a schiaffi chi correva più veloce. Grandi nella storia e nel pensiero, ribelli arguti, provinciali e mondani, sognavano
rose sulla fronte,
cieli turchesi e un
pezzo di merdoso prato. Dei loro ricordi, il rimorso dell’incomprensione, la fine immediata, il rispetto e l’ammirazione.