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Ho voglia di te. Mi alzo, spengo il motore sferragliante della mia vecchia sveglia e vado in cucina. La mia tazza è così lontana che quasi cado per prenderla. L’ho appoggiata su una mensola rude, fuori mano, fumano già le
impronte invisibili che lascio sui libri nel corridoio, in bagno, intorno alla vasca e nel
garage. Il silenzio delle sei di mattina ha il sapore del netturbino che lava la strada sotto casa, confuso il primo sorso si accende la radio.
Preferirei davvero che tu evitassi di ripeterti, oppure di sorprendermi, ma chi come te dirime ogni dubbio
parla e m’invita a non parlarne. Più tardi dalla finestra, affacciato distrattamente, mi è parso di scorgere una ragazza passeggiare, lì a pochi metri da me. Ho messo bene a fuoco, era un uomo su una bici da bambino.