Partiamo da una considerazione: restando solo agli anni più recenti, siamo passati da una vera rivoluzione che ha sostituito al supporto fisico, pensiamo al CD, un supporto digitale, come ad esempio l'ascolto offerto dalle piattaforme di streaming.
Cosa motiva e cosa comporta questo cambiamento? L'evoluzione della tecnologia ci consente di ascoltare musica in modo diverso e gli aspetti che risultano vincenti nel cambiamento sono sostanzialmente due: la comodità di poter ascoltare quello che si vuole in qualsiasi momento e l'aspetto economico. L'ascolto digitale apre infinite possibilità di ascoltare di tutto senza nessun costo, o a costi molto ridotti. Questo modifica anche il modo di avvicinarsi alla musica: se l'acquisto di un CD presupponeva una scelta più consapevole e l'occasione di conoscere un certo numero di brani di uno stesso artista, l'approccio digitale consente di spaziare maggiormente, ascoltare artisti e stili diversi, anche se forse in modo più distratto e meno approfondito.
Questo per quanto riguarda noi ascoltatori. Per chi invece della musica ha fatto un lavoro, cantanti e musicisti, cambia in modo radicale il modo di diffondere il proprio lavoro e il modo di ottenere un riscontro economico.
Ne parliamo con Mico Argirò, artista e cantautore eclettico che in questo campo è andato oltre quello che tutti noi avremmo potuto immaginare.
D- Mico, come vedi tu il passaggio dell'ascolto della musica da CD a digitale? Se dovessi esprimere un giudizio complessivo, sarebbe più positivo o negativo? E ancora, dammi una tua valutazione di questa evoluzione sia dal punto di vista di un appassionato (che ascolta musica) che di un artista (che di musica vive).
R- Quando ero piccolo per ascoltare musica compravi il CD, ma erano ancora in giro le cassette, con tutte le possibilità di farsi le proprie compilation e ascoltarle nel walkman. Erano gli ultimi anni delle cassette, i vinili erano fuori moda e non ne uscivano praticamente più.
La musica aveva un che di romantico che oggi è nostalgia e non ci si può basare sulla nostalgia. Il mondo va avanti, cambia, e c'è solo da accettarlo e comprenderlo. Surfare sul mare della modernità.
Oggi sono tornati i vinili, per quanto credo siano una moda hipster e basta, la musica è tutta in digitale e con una ricerca di un millesimo di secondo hai qualsiasi canzone tu voglia sul tuo telefono.
Da ascoltatore credo sia una cosa bella, una grande comodità. Dalla comodità poi nasce la pigrizia, il disinteresse, la sciatteria, i tempi molli che forgiano uomini molli.
Paradossale perché hai la possibilità di sanare ogni curiosità, ma è il paradosso (così lo chiamo) di Google Street View: puoi cercare ogni posto del mondo e ti cerchi casa tua, la tua strada, la tua finestra.
Da artista e produttore credo che il colpo sia grande alla musica, all'economia della musica e anche all'arte. Viviamo un mondo dove fare un album non ha più senso economicamente, è anche sconveniente il più delle volte, difficile rientrarci con le spese.
Gli store (Spotify, Deezer, ecc) pagano pochissimo e sono disinteressati agli artisti, vogliono che producano ogni tre mesi massimo un singolo nuovo, lo mettano lì, non ci guadagnino niente se non vanità e basta.
Peggio di animali in un allevamento intensivo e la cosa assurda è che poi tutti ci si uniformano.
È il capitalismo della musica, che diventa prodotto senza corpo e perde ogni arte.
In questo quadro si può fare qualcosa? Io credo di sì, penso di averlo fatto con Irriverentə, anche se è di difficile comprensione ed è una battaglia contro i mulini a vento. Mi ci vedo un po' Don Chisciotte.
D- Ho citato due aspetti legati all'evoluzione dei supporti per ascoltare musica: la comodità nell'ascolto e l'aspetto economico. A questo aggiungiamo la propensione ad un ascolto forse meno attento, forse dobbiamo dire che il valore artistico della musica risulta penalizzato da questi cambiamenti?
R- In quest'ottica di consumismo musicale l'arte ne risulta per forza penalizzata, sminuita, ridotta quasi a qualcosa di cui vergognarsi. Come l'amore oggi, nell'epoca di Tinder, ricercarlo sembra quasi un'utopia, fa quasi arrossire dire di volerlo ancora (soprattutto in una città come Milano, che credo sia simbolica).
Per apprezzare la bellezza di qualcosa, che sia un sentimento o un'opera d'arte, c'è bisogno di tempo, di voglia, di attenzione, darsi l'occasione di sintonizzarsi con l'opera.
Alle condizioni attuali non può che prosperare musica di merda, senza emozioni, senza sentimenti, fatta a tavolino da 50 sapientoni, che riempia i 15 secondi di una storia o il tempo di un TikTok.
Trovare la musica con l'anima è un'impresa ardua affidata a pochi appassionati.
Bene, male? Non lo so.
D- Veniamo al tuo album Irriverente, in questo caso il supporto che hai scelto è allo stesso tempo rivoluzionario e provocatorio, sembra diventare un mezzo per veicolare un messaggio, un elemento in più che si aggiunge a completare quello che è il vero e proprio contenuto dell'album. Ce ne vuoi parlare?
R- Irriverentə - Canzoni dagli anni 20 è stampato su preservativo, non c'è un CD né un vinile, è il primo di questo genere. È una scelta audace e che ha fatto sicuramente notizia per la sua irriverenza, ma c'è tutto un mondo dietro che mi fa piacere raccontare.
L'idea mi è nata quando ho scoperto di non poter ascoltare un CD che mi avevano regalato, mi sono accorto di non avere un lettore né in macchina, né nel computer e di non avere uno stereo. Ho riflettuto, quindi, che chi compra il CD oggi lo fa per avere un oggetto di quell'artista o per sostenere il progetto. Ho pensato così a un oggetto che fosse davvero unico, coerente alle canzoni e che mi desse una possibilità in più rispetto ad un supporto vecchia scuola: dalla confezione del preservativo si accede ad un'area online privata, tutta per me e per chi ha comprato l'album, nella quale i contenuti sono dinamici e, oltre le canzoni, ci sono contenuti speciali che variano, si arricchiscono, appaiono solo per brevi periodi o rimangono a lungo... È un modo nuovo di intendere la musica, una cosa a metà tra l'analogico e il digitale.
La cosa ha fatto tanto notizia, è rimbalzata un po' ovunque, ma credo che la totalità dell'idea vada ancora compresa per bene.
È un album, questo, a cui tengo molto perché fotografa i miei pensieri in questi anni '20 assurdi, lo fa con irriverenza, ironia, ma anche tanta voglia di bellezza.
D- Facciamo un salto nel tempo, un viaggio nella fantascienza della musica. Pensando all'evoluzione degli ultimi 50 anni, dalle musicassette ad oggi, in termini sia di tecnologia che di approccio ai contenuti, come immagini che sarà il nostro rapporto con la musica tra altri 50 anni?
R- Davvero difficile dirlo, da un lato si può immaginare un'evoluzione fantascientifica e dall'altro si può pensare che questa corsa si arresti e si stagni così per un po'. Chi può dirlo?
Credo che di sicuro si continuerà con questa virtualità, ma non mancherà mai un legame col mondo fisico, che siano cose come i miei preservativi o chissà quale nuovo supporto.
Più che immaginare spero, fortemente spero, in una riscoperta dell'essenza, del contenuto, dell'anima. Una rianimazione, nelle varie sfaccettature possibili di senso della parola, per la musica, per l'arte, per le nostre vite e i nostri sentimenti.
C'è bisogno di oltre, fortemente un Oltre, e l'arte può essere una porta verso di esso, ma solo se è Arte davvero.