Aveva un buon lavoro. Il reparto di cardiologia le permetteva il lusso di concedersi auto sportive,una casa in centro e qualunque bene di prima necessita’. Crisi. Tagli. Licenziamenti. Fu costretta a scegliere: medico di base o responsabile della terapia intensiva. –Meglio questa-penso’ tra se’ e se’.-Almeno qui i pazienti stanno zitti. La prima notte passo’ tranquilla. I sogni e i viaggi dei pazienti aleggiavano nell’aria. Controllava i monitor,sistemava qualche flebo. L’indomani, niente ebbe a che vedere con questa pace comatosa. Scese in reparto,nessuna infermiera. Nel corridoio stretto che portava alle stanze,una luce al neon difettoso lampeggiava emettendo il suono della friggizanzare. Si sentiva inquieta,entro’ nella stanza numero 13 che ospitava due pazienti. Letti sfatti. Vuoti. Una presenza sfuggente alle sue spalle. Le parve di vedere un’ombra. Rimase paralizzata con l’unica idea di fuggire.Non aveva il coraggio di voltarsi. Usci’ in corridoio correndo ma non fece in tempo a raggiungere il maniglione antipanico che subito fu raggiunta da un branco di pazienti. CADAVERI. Gli occhi spalancati dei morti viventi la squadravano,cercavano di afferrarla. Corse. Urlo’. Cadde ai piedi di un paziente che fissandola sussurro’-ZITTA DOTTORESSA-