Artista: Silverchair Album: Freak Show
Anno: 1996Tempo: 50:17
Una critica dell'album Freak Show degli Silverchair
Gli Silverchair, band rock alternativa originaria di Newcastle, Australia, furono diventati famosi per i loro esordi giovanili, coi primissimi due album, Frogstomp e Freak Show, in cui dominavano i suoni pesanti del grunge e dell'hard rock. In questo articolo ci concentriamo sull'album Freak Show del 1997, che fu un successo di pubblico e di critica in Australia, e lanciò definitivamente gli Silverchair a livello internazionale.
Freak Show ci presenta un'ipnotica collezione di canzoni in cui la voce potente e graffiante di Daniel Johns si sposa perfettamente con le melodie complesse ma orecchiabili delle chitarre, e con l'energia incalzante dell'intera band. Il primo pezzo dell'album, Slave, ci catapulta immediatamente in un mondo sonoro ossessivo e frenetico, che ci tiene incollati al nostro ascolto. La seguente, Freak, che fu anche un singolo di successo, con i suoi riff incalzanti e il coro delirante, ci fa trasalire e ballare allo stesso tempo. Ma non è solo un album di pezzi veloci e aggressivi, come dimostrano canzoni come Cemetery, in cui si respira un'atmosfera più morbida e malinconica, o la romantica The Door, in cui il canto di Johns è particolarmente dolce.
Il contesto in cui nacque Freak Show non era facile. Gli Silverchair venivano dal grande successo del primo album, ma stavano anche cercando di consolidare la loro posizione nel mondo della musica in un'epoca di cambiamento. La critica australiana si scagliò contro di loro, accusandoli di essere solo una band commerciale, senza sostanza. La risposta degli Silverchair fu quella di creare un album di sperimentazione, in grado di spostarsi verso territori più osceni, come il velluto nero di Petrol & Chlorine, o il pop assordante di Learn To Hate. Nonostante le critiche e le pressioni, gli Silverchair riuscirono a fare di Freak Show un'opera che rifletteva la loro personalità artistica.
Tuttavia, la band non riuscì completamente a sfuggire alle etichette commerciali. Freak Show risulta a volte troppo indulgente con i cliché del rock alternativo dell'epoca, e non sempre sorprende l'ascoltatore con idee originali o incursioni sonore inaspettate. Parecchi brani, come No Association o The Closing, non decollano mai completamente, e rimangono troppo lontani dalle momenti di genio che troviamo in altre parti dell'album. Inoltre, il vocalizzo di Johns, che era già stato emblema della loro identità artistica , a volte risulta eccessivo e troppo enfatico, fino a risultare stancante in pezzi come Lie To Me.
In sintesi, Freak Show degli Silverchair rappresenta un lavoro importante nel panorama del rock alternativo di fine anno ‘90, e rimane ancora oggi un album che per certi versi può essere considerato una panoramica del suono di quella generazione. Ci mostra alcuni dei momenti migliori degli Silverchair, come Slave o Pure Massacre, canzoni che ancora oggi non perdono la loro carica emotiva e compositiva. Allo stesso tempo, però, l'album mostra anche gli inevitabili limiti di una band che cercava di bilanciare l'essere innovativa e l'essere commerciale. Per questo, Freak Show, a nostro avviso, non rappresenta uno dei migliori album degli Silverchair, ma resta sempre un lavoro che va apprezzato per la creatività e l'energia che ha ispirato in molti fan del rock alternativo.
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