A chi non piacerebbe sentirsi come Marty McLFy mentre fluttua con il suo
Hoverboard, agganciato dietro a un’auto, o come Silver Surfer, creatura nata dalla penna di Stan Lee che scivola nell’universo Marvel sulla sua perfetta tavola d’argento a velocità incredibili? La velocità è una sottile forma di dipendenza da pochi chilometri all’ora fino a correre su un’auto, e la cerchiamo ancora di più quando tra noi e il vento non c’è nulla a proteggerci, solo una maglietta e un paio di pantaloncini strappati, mentre senti le ruote, o la tavola, scivolare e portarti verso il punto più lontano che i tuoi occhi riescono a vedere.
Lo skateboard nasce così, quando le onde del mare ti tradiscono e il vento non soffia, e lo devi cercare tu, sui marciapiedi e nelle piscine vuote, e negli skate park che sembrano dune di sabbia perfette. L’assolata California degli anni Cinquanta, a metà tra la Hill Valley di Ritorno al Futuro e le spiagge di Venice Beach è il teatro perfetto per la nascita dello skateboard. Un gruppo di surfisti lasciati a piedi dall’oceano Pacifico prendono un monopattino e gli staccano il manubrio, o forse mettono quattro ruote a una tavola da surf, o a un pezzo di legno che trovano in giro, e si buttano per le strade, cavalcando i marciapiedi come se fossero le onde che tanto amano. Lo chiamano “sidewalk surfing”, ma in poco tempo da essere surf di serie B diventa una disciplina indipendente. Gli anni Sessanta hanno segnato un periodo di prova, qualcuno inizia a investire per produrre le prime tavole professionali come lo stesso Larry Stevenson, che nel ’63 pubblicizza sulla rivista
Surf Guide la sua nuova linea di tavole da skate prodotte con il marchio Makaha, e organizza il primo contest legato alla nuova disciplina. In quel momento, solo due stili si erano sviluppati, il freestyle e lo slalom downhill, ultimamente ripresi dalla nuova generazione di giovani skater millennial, in parallelo con lo stile contemporaneo degli anni Novanta.
Ma è solo negli anni Settanta che arrivano i primi sperimentatori, una generazione a cavallo tra il grande Tony Hawk e i migliori pionieri del surf. Trovare il giusto posto per praticare con lo skateboard era ancora difficile, non esistevano skate park ma solo una serie di luoghi adatti allo stile, come piscine vuote o conche di cemento, che nel tempo diventeranno la base per i più moderni park. Il 1975 è l’anno d’oro dello skateboard, quando il Del Mar National Championships vede tra i partecipanti il mitico Zephyr Team, un gruppo di 12 skaters tra cui spicca il nome di Stacy Peralta. Il team, poi conosciuto come gli Z-Boys, sarà immortalato dallo stesso Peralba nel suo documentario del 2001 Dogtown and the Z-Boys, in cui ripercorre la storia del team e la grande influenza che i componenti ebbero sullo skateboard moderno, inaugurando la fase verticale della disciplina. Stacy Peralba si occuperà anche di scrivere un altro bellissimo documentario, Lords of Dogtown, che assieme al film intitolato Made in Venice Beach, a Video Days di Spike Lee e California Skating - in cui compaiono i grandi atleti contemporanei - completano la serie cinematografica sulla storia della nascita e dell’evoluzione del genere, rendendo onore a tutti i grandi skater come Jesse Martinez, Tony Alva, Jay Adams, ma anche Rodney Mullen e gli immancabili Tony Hawk e Bam Margera. Negli anni ’80 sarà proprio Rodney Mullen a partire dal primo ollie di Alan Gelfand cominciando a inventare trick più complessi e azzardati come il kickflip, l’impossible e molti altri, praticabili su rampe sempre più alte e su half pipe. Il testimone, a partire dagli anni ’90, viene preso da Bam Margera e Tony Hawk, infallibile maestro della disciplina, protagonista dell’omonima serie di videogiochi che ci portano in giro per i grandi park di tutto il mondo, alle prese con trick impossibili e spettacolari, come il suo mitico 1080 nel 2010 e gli altri numeri che ancora riesce a eseguire dopo decenni di carriera al top della disciplina.
Lo skate raccoglie milioni di atleti in tutto il mondo, che si caricano prima delle competizioni con una miscela di punk californiano, ska, metal, rock e rap. Non è uno sport per gente tranquilla, e l’adrenalina corre veloce quando voli sulle quattro minuscole ruote attaccate alla tavola. Se la musica va a tempo con i tuoi pensieri, con la velocità sulle rampe o sul marciapiede, hai bisogno di qualcosa che ti faccia stare al passo con le spinte che dai alla tavola, e con i salti quando ti stacchi dal bordo dell’half pipe. E quindi corri con la bava alla bocca sulle note degli Offspring, dei Pennywise, Nofx, Sum 41 e Rancid, note rapide e batterie pressanti per pensare solo al prossimo ostacolo, al trick che non ti riesce e alla rampa più ripida che puoi trovare. Se hai voglia di uno sport più tranquillo, o non ti piace questo tipo di musica, allora forse preferisci giocare a carte mentre ascolti un po’ di musica classica nel club in centro. Ma hi vuoi prendere in giro, straccia la giacca e la cravatta, cerca una città assolata con tanti marciapiedi e piazze lisce piene di panchine dagli spigoli resistenti e spacca la tavola su un bel rail mentre il tuo amico ti filma con una GoPro o con il cellulare con lo schermo distrutto dall’ultima caduta mentre cercava di chiudere un 720 Gazelle Flip. E quando la piazza si riempie di gente, come davanti al MACBA a Barcellona, allora sai che non ti serve molto altro, a parte una tavola rotta da incastrare in un tombino per saltarci sopra.
Ecco la nostra playlist delle
migliori canzoni skate punk, le vere canzoni da skateboard:
1. Blink 182 - Dammit
2. Offspring - All I Want
3. Nofx - Separation Of Church And Skate
4. Propagandhi - This Might Be Satire
5. Good Riddance - Last Believer
6. No Fun At All - Master Celebrator
7. Millencolin - Trendy Winds
8. Green Day - Welcome To Paradise
9. Bad Religion - Punk Rock Song
10. Sum 41 - Still Waiting