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Artista: Bill Evans Album: Further Conversations With Myself


Anno: 1967
Tempo: 0:0-1

Recensione Critica: Further Conversations With Myself di Bill Evans


Se ami il pianoforte jazz, c'è una buona probabilità che tu conosca l'artista musicale Bill Evans. Evans è considerato uno dei più grandi pianisti jazz della storia, noto per la sua tecnica fluida e la sensibilità musicale. In questo articolo, analizzeremo l'album Further Conversations With Myself di Bill Evans, fornendo una breve descrizione del gruppo, del genere musicale, delle migliori canzoni e, naturalmente, una recensione critica del lavoro del grande musicista jazz.
Further Conversations With Myself è un album solista di Bill Evans, pubblicato nel 1967. Il titolo dell'album fa riferimento al precedente lavoro del musicista, Conversations With Myself, che era caratterizzato dall'esclusiva registrazione sovrapposta di tre pianoforti. In Further Conversations With Myself, Evans ha utilizzato lo stesso approccio e ha sovrapposto l'incisione di due pianoforti. Il risultato finale è una serie di brani dal suono complesso e interattivo, ma allo stesso tempo fluidi.
Il genere di Further Conversations With Myself è il piano jazz, sebbene ci siano influenze di altri generi musicali. Le composizioni sono principalmente strumentali, con una forte enfasi sulla tecnica solista di Evans. Le canzoni dell'album includono What Kind of Fool Am I?, How My Heart Sings, The Touch of Your Lips, Emily, Days of Wine and Roses e I Should Care.
La tecnica di Bill Evans è inimitabile: il suo stile pianistico è oscuro, ma allo stesso tempo delicato e poetico. La sua abilità nell'improvvisazione è evidente in ogni nota ed il suo suono è emotivo. Further Conversations With Myself mostra come il pianoforte di Evans sia in grado di parlare da solo - senza alcuna necessità di accompagnamento musicale. Tuttavia, le sovrapposizioni di registrazione e i doppi suoni creano una struttura di base interessante, che evidenzia ulteriormente l'abilità di Evans.
Nonostante l'apprezzamento positivo della critica dell'epoca, Further Conversations With Myself non è stato un successo commerciale, probabilmente a causa della natura sperimentale dell'album e dell'assenza di una sezione ritmica. Alcuni potrebbero trovare l'album troppo complesso e difficoltoso da digerire, ma per i fan di Evans, Further Conversations With Myself è una vera delizia.
Further Conversations With Myself è un album texturalmente interessante, completo di sfumature tecniche eccezionali e momenti di pura bellezza. L'approccio solista di Evans si traduce in un'esperienza musicale unica che non viene spesso sperimentata in altri brani jazz. Anche se l'album potrebbe non essere per tutti i gusti, gli appassionati di pianoforte jazz ed i fan di Bill Evans sanno che questo lavoro è una gemma imprescindibile da scoprire.