Appena si svegliò, annaspando prese una penna e uno straccio di carta raccattata dalle pieghe del divano. Con lo sguardo annebbiato dal sonno malsano, dal tanfo di un vecchio posacenere appoggiato tutta la notte in terra, poco lontano dal suo viso, spense fragorosamente la televisione che vendeva solo coltelli e occhiaie. Gli serviva una lista. Un luogo sulla carta che lo potesse condurre in giro per i corridoi del supermercato, tra i semafori spenti che offrivano prodotti scadenti, nella folla che si accalca per pagare dazio alla coda quotidiana. L’inchiostro oramai crollava a gocce sulla carta. Passarono giorni interi, e scrisse così tante
combinazioni e indicazioni che lo straccio divenne un brandello di tessuto nero, gravido della sua consapevolezza. Dopo una breve passeggiata tra il bagno e la cucina, le idee su come riordinare gli oggetti sul tavolo furono presto chiare, prese un paio di forbici, tagliò il tessuto in
venti sottili stringhe uguali e le infilò come segnalibri in altrettanti volumi. Con un quotidiano vecchio li impacchettò e inviò a un mercante veneziano.