Artista: Cornershop Album: Hold On It Hurts
Anno: 1993Tempo: 0:0-1
Hold On It Hurts: Una Recensione Critica dell'Album dei Cornershop
I Cornershop, band inglese formata nel 1991, sono stati al centro della scena musicale britannica alla fine degli anni '90 e all'inizio degli anni 2000, grazie alla loro fusione di indie rock, musica elettronica e cultura indiana. L'ultimo album della band, Hold On It Hurts, è stato pubblicato nel 2018 e ha attirato l'attenzione di molti fan e critici musicali. In questa recensione critica, analizzerò questo album, descriverò il genere musicale di Cornershop, le migliori canzoni dell'album e darò anche qualche mia opinione.
Hold On It Hurts si apre con la traccia St. Marie Under Canon, un brano che segue la tradizione della band di combinare elementi di musica indiana con rock elettrico britannico. Il suono della chitarra è molto affascinante e la progressione degli accordi è ben costruita. La voce del frontman Tjinder Singh si pone tra un tono trascinante e malinconico. Il brano successivo, Lambshead, è un altro esempio della capacità dei Cornershop di esplorare i suoni indiani con un tocco occidentale. La traccia presenta un ritmo coinvolgente e la chitarra suona come una sorta di filo conduttore che tiene insieme la canzone.
Sebbene l'album abbia alcuni pezzi buoni, alcune tracce come Highly Amplified sembrano un po' svogliate. Anche Everywhere That Wog Army Roam non è altro che una ballata insulsa. È comprensibile che una band che esplora nuove sonorità possa incappare in qualche canzone meno riuscita, ma in un album come questo le cose sembrano troppo edulcorate. Inoltre, mentre la band riesce a creare un'atmosfera molto suggestiva e accattivante, l'album finisce per cadere in un po' di monotonia a causa della mancanza di variazione.
Nonostante ciò, Hold On It Hurts ha anche alcune canzoni sorprendenti. St. Marie Under Canon, Lambshead, e No Rock Save in Roll sono i pezzi forti del disco. In No Rock Save in Roll, la chitarra elettrica e il basso creano uno sfondo sonoro sorprendente e coinvolgente, mentre la voce del frontman Tjinder Singh è molto efficace. Il brano ha un ritmo travolgente e una melodia orecchiabile che ricorda il rock elettrico britannico degli anni '90.
In conclusione, Hold On It Hurts è un album che è riuscito a mantenere l'essenza del suono che ha reso i Cornershop famosi. La band ha dimostrato ancora una volta quanto sia brava a mescolare gli elementi della musica indiana con il rock britannico, tuttavia, l'album a tratti risulta poco coinvolgente. Ci sono alcune canzoni davvero sorprendenti, ma altre che da parte mia avrei evitato di pubblicare. Consiglio comunque questo album a tutti gli appassionati di musica che vogliono conoscere meglio la band, ma anche a chi vuole scoprire nuove sonorità e nuovi generi musicali.
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