Artista: The Cure Album: Wild Mood Swings
Anno: 1996Tempo: 58:09
Una critica dell'album Wild Mood Swings dei The Cure
I The Cure sono una band britannica formata nel 1976, con un leggendario stile post-punk e pop-rock. Un vocalist iconico come Robert Smith ha scritto e cantato alcuni dei pezzi più memorabili della storia della musica, come Boys Don't Cry e Friday I'm in Love. Nel 1996, la band ha pubblicato Wild Mood Swings, l'album che analizzeremo in questa recensione. Presenterò una panoramica delle migliori canzoni dell'album e contestualizzerò la pubblicazione nel contesto musicale dell'epoca. Non mancheranno le mie opinioni personali su questo lavoro.
Wild Mood Swings è uscito in un momento in cui il britpop era in piena esplosione e il post-grunge cresceva in popolarità. Era il momento in cui Oasis, Radiohead e i Foo Fighters stavano riscuotendo successo in tutto il mondo. Tuttavia, i fan dei Cure hanno ricevuto un album che, agli occhi della critica, non era all'altezza delle aspettative. Con la sua copertina colorata e psichedelica, lo stile musicale del disco sembra tentare di soddisfare il pubblico degli anni '60 e '70, anche se la band è stata sempre riconosciuta per la sua originalità.
Il primo pezzo, Want, sembra promettente, con la sua chitarra distorta e le melodie cupa di Smith, ma da qui in poi il pacco sembra disperdersi. Fear of Ghosts e This is a lie sono ballate malinconiche, mentre Bare è una canzone più allegra e leggera, con un suono più vicino al pop. Nel complesso, Wild Mood Swings sembra un tentativo di molteplici forme e stili musicali, ma senza particolare attenzione, ognuno di questi risulta essere casuale.
Una delle eccezioni dell'album è Club America, che risulta pienamente nel tipico stile dei The Cure, con una chitarra particolarmente acuta e una voce struggente. Altro brano coinvolgente dell'album è Strange Attraction, una canzone più gioiosa a livello di suono, ma piena di dualità emotive e malinconia nei testi.
In conclusione, purtroppo Wild Mood Swings non è l'album migliore dei The Cure. La band sembra cercare di fare moltissime cose senza riuscire a portarle a termine in modo soddisfacente. Tuttavia, il disco ha alcune tracce che mostrano la genialità di Robert Smith e la sua abilità a scrivere canzoni struggenti e coinvolgenti. Se sei un fan dei Cure o ti piacciono i suoni tipici degli anni '90 vale comunque la pena di ascoltarlo. Ma se stai cercando il meglio del gruppo britannico, questo lavoro non è per te.
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