2025-01-07
THE OLD SKULL – Rap, Metal e Attitudine Vecchia Scuola
Segue l’intervista dalla nostra pagina sulla scena alterntiva italiana.
Come mai la scelta di questo nome, Old Skull, per il progetto?
È un gioco di parole… se lo leggi all’ Italiana suona come: Old School. Se lo leggi correttamente, quindi all’ Inglese, richiami la parola Teschio (e quindi un immaginario Rock/Metal). In buona sostanza: Vecchia Scuola / Vecchio Teschio. Simply as fuck ;)
Parliamo ora del vostro primo album. Ho trovato Fantasmi, Ruggine e Rumore molto personale, un disco che non cerca mai di essere uguale a quello che è stato già fatto oltreoceano. Come nasce un brano degli Old Skull?
Tutto nasce dall’ascolto, ognuno di noi ha militato per anni in band Metal e non (…per lo più tutte Alternative Metal) quindi abbiamo un orecchio tarato in un certo modo. Vi capita mai di ascoltare un brano ed immaginarlo totalmente in un’altra chiave? Ecco, questo è quello che è successo col nostro disco. Abbiamo metallizzato alcuni dei pezzi Hip Hop che ci piacevano sia per testo che per melodia e ne abbiamo creati di nuovi. Nel disco abbiamo riversato tutto il nostro know how di musicisti, cercando appunto di non essere monotoni e mononota, cercando di spaziare il più possibile.
Al disco hanno collaborato oltre quindici tra MC e DJ della scena underground italiana. Come avete scelto gli artisti da coinvolgere?
Non volevamo fare un disco che suonasse bene e basta. Noi volevamo i contenuti, volevamo ritrovare quello che in passato ci ha permesso di tenere la testa ben dritta… un messaggio. Abbiamo cercato di coinvolgere tutti gli artisti che abbiamo stimato durante la nostra crescita e con i quali sentivamo un legame particolare. Artisti che in primis fanno musica per esprimere un’esigenza, per comunicare. Oggi i testi sembrano essersi persi nel la tua tipa fra (detto almeno una volta nell’80% dei testi Rap degli ultimi 3 anni), nasce quindi l’esigenza di sentire qualcuno che dice qualcosa… insomma, prendere le distanze da questo Rap Barbara d’Urso dove è fondamentale specificare i grammi fumati. Quindi, in finale volevamo solo fare questo cocktail fatto di: cazzimma, contenuti non banali e chitarre distorte… Per il secondo disco stiamo aumentando solo la dose di cazzimma :P
Come è stato accolto finora il disco?
Sorprendentemente bene! Non ci aspettavamo che ci fosse questa risonanza, pensavamo tutti che il disco fosse diretto ad una ristretta cerchia di affezionati del genere (coetanei per lo più)… invece ci sono un sacco di ragazzi/e che ci hanno scritto e che ci supportano. Fa piacere sapere che forse bastava togliere la polvere da sopra le chitarre per farle arrivare alle nuove generazioni…
Trovo che l’underground romano sia sempre molto effervescente e pieno di offerte interessanti. Qual è secondo voi lo stato di salute della scena capitolina?
Effettivamente negli anni abbiamo avuto sempre la fortuna di avere un panorama musicale molto florido qui a Roma, questo a prescindere dai generi e dalla scena presa in esame. Posso dirti che nei ’90 il Rap e l’Hardcore andavano a braccetto, il rock si sposava con l’elettronica e tutto in generale era più misto. Da qualche anno seguiamo un giovane collettivo Rap molto interessante, si chiamano Do Your Thang (DYT) e ci piacciono perché ci sanno fare, non strizzano l’occhio ai trend e hanno l’attitudine di chi si vuole divertire (facendo seriamente una cosa nobile come la musica). Poi a Roma c’è il metal che è sempre una garanzia, ma diciamo che il Rap sta vivendo un momento di crescita esponenziale a livello di artisti (alcuni molto capaci, altri meno). Infine abbiamo un’ondata (terribile) di Indie che si ostina a prendere piede… e se sentite qualcuno chiamarlo nuovo cantautorato italiano, dategli una sberla prima che Battisti faccia un 360° nella tomba. Ma in generale si, qui la musica è viva :)
Siamo quasi alla fine dell’intervista e la domanda è d’obbligo, quali sono i vostri progetti per il futuro? Avete in programma di portare l’album in sede live, COVID19 permettendo?
Non appena le cose si sistemeranno riprenderemo esattamente da dove abbiamo lasciato, ovvero: i live. L’emergenza del Covid-19 ha coinciso esattamente con il nostro esordio dal vivo, tra i tanti impegni che si stavano delineando avremmo dovuto esibirci al decimo compleanno della nostra etichetta, (Tak Records) dove ci saremmo esibiti al fianco del Colle der Fomento, il Turco, Suarez e altri artisti romani… non ti nascondo che per noi è stata una presa a male di proporzioni bibliche… ma non tutto il male viene per nuocere! come per molti altri artisti, questo è stato un momento molto prolifico per scrivere nuovo materiale (abbiamo buttato giù un buon 70% del nuovo album), stiamo pianificando bene le prossime mosse e contiamo di segarvi le gambe non appena avremo modo di cavalcare un palco ;)
Bene ragazzi, non mi resta a questo punto che salutarvi e ringraziarvi per la bella chiacchierata, a voi le ultime parola da dedicare ai lettori di StaiMusic.
Grazie a voi! Tenete sempre in aria le corna \m/ ;) \m/
Come mai la scelta di questo nome, Old Skull, per il progetto?
È un gioco di parole… se lo leggi all’ Italiana suona come: Old School. Se lo leggi correttamente, quindi all’ Inglese, richiami la parola Teschio (e quindi un immaginario Rock/Metal). In buona sostanza: Vecchia Scuola / Vecchio Teschio. Simply as fuck ;)
Parliamo ora del vostro primo album. Ho trovato Fantasmi, Ruggine e Rumore molto personale, un disco che non cerca mai di essere uguale a quello che è stato già fatto oltreoceano. Come nasce un brano degli Old Skull?
Tutto nasce dall’ascolto, ognuno di noi ha militato per anni in band Metal e non (…per lo più tutte Alternative Metal) quindi abbiamo un orecchio tarato in un certo modo. Vi capita mai di ascoltare un brano ed immaginarlo totalmente in un’altra chiave? Ecco, questo è quello che è successo col nostro disco. Abbiamo metallizzato alcuni dei pezzi Hip Hop che ci piacevano sia per testo che per melodia e ne abbiamo creati di nuovi. Nel disco abbiamo riversato tutto il nostro know how di musicisti, cercando appunto di non essere monotoni e mononota, cercando di spaziare il più possibile.
Al disco hanno collaborato oltre quindici tra MC e DJ della scena underground italiana. Come avete scelto gli artisti da coinvolgere?
Non volevamo fare un disco che suonasse bene e basta. Noi volevamo i contenuti, volevamo ritrovare quello che in passato ci ha permesso di tenere la testa ben dritta… un messaggio. Abbiamo cercato di coinvolgere tutti gli artisti che abbiamo stimato durante la nostra crescita e con i quali sentivamo un legame particolare. Artisti che in primis fanno musica per esprimere un’esigenza, per comunicare. Oggi i testi sembrano essersi persi nel la tua tipa fra (detto almeno una volta nell’80% dei testi Rap degli ultimi 3 anni), nasce quindi l’esigenza di sentire qualcuno che dice qualcosa… insomma, prendere le distanze da questo Rap Barbara d’Urso dove è fondamentale specificare i grammi fumati. Quindi, in finale volevamo solo fare questo cocktail fatto di: cazzimma, contenuti non banali e chitarre distorte… Per il secondo disco stiamo aumentando solo la dose di cazzimma :P
Come è stato accolto finora il disco?
Sorprendentemente bene! Non ci aspettavamo che ci fosse questa risonanza, pensavamo tutti che il disco fosse diretto ad una ristretta cerchia di affezionati del genere (coetanei per lo più)… invece ci sono un sacco di ragazzi/e che ci hanno scritto e che ci supportano. Fa piacere sapere che forse bastava togliere la polvere da sopra le chitarre per farle arrivare alle nuove generazioni…
Trovo che l’underground romano sia sempre molto effervescente e pieno di offerte interessanti. Qual è secondo voi lo stato di salute della scena capitolina?
Effettivamente negli anni abbiamo avuto sempre la fortuna di avere un panorama musicale molto florido qui a Roma, questo a prescindere dai generi e dalla scena presa in esame. Posso dirti che nei ’90 il Rap e l’Hardcore andavano a braccetto, il rock si sposava con l’elettronica e tutto in generale era più misto. Da qualche anno seguiamo un giovane collettivo Rap molto interessante, si chiamano Do Your Thang (DYT) e ci piacciono perché ci sanno fare, non strizzano l’occhio ai trend e hanno l’attitudine di chi si vuole divertire (facendo seriamente una cosa nobile come la musica). Poi a Roma c’è il metal che è sempre una garanzia, ma diciamo che il Rap sta vivendo un momento di crescita esponenziale a livello di artisti (alcuni molto capaci, altri meno). Infine abbiamo un’ondata (terribile) di Indie che si ostina a prendere piede… e se sentite qualcuno chiamarlo nuovo cantautorato italiano, dategli una sberla prima che Battisti faccia un 360° nella tomba. Ma in generale si, qui la musica è viva :)
Siamo quasi alla fine dell’intervista e la domanda è d’obbligo, quali sono i vostri progetti per il futuro? Avete in programma di portare l’album in sede live, COVID19 permettendo?
Non appena le cose si sistemeranno riprenderemo esattamente da dove abbiamo lasciato, ovvero: i live. L’emergenza del Covid-19 ha coinciso esattamente con il nostro esordio dal vivo, tra i tanti impegni che si stavano delineando avremmo dovuto esibirci al decimo compleanno della nostra etichetta, (Tak Records) dove ci saremmo esibiti al fianco del Colle der Fomento, il Turco, Suarez e altri artisti romani… non ti nascondo che per noi è stata una presa a male di proporzioni bibliche… ma non tutto il male viene per nuocere! come per molti altri artisti, questo è stato un momento molto prolifico per scrivere nuovo materiale (abbiamo buttato giù un buon 70% del nuovo album), stiamo pianificando bene le prossime mosse e contiamo di segarvi le gambe non appena avremo modo di cavalcare un palco ;)
Bene ragazzi, non mi resta a questo punto che salutarvi e ringraziarvi per la bella chiacchierata, a voi le ultime parola da dedicare ai lettori di StaiMusic.
Grazie a voi! Tenete sempre in aria le corna \m/ ;) \m/
Tag: musica rock alternativa italiana, scena alternativa, rap metal, the old skull, intervista
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