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2023-08-03


FORGOTTEN TOMB – Black Rock Nichilista

Segue l’intervista dalla nostra pagina Estremometal.

Quando parli dei precedenti lavori li consideri sempre parte di una trilogia, perché trovi funzionale questo concetto per i lavori? Anche questo “Nihilistic Estrangement” è l’ideale inizio di un nuovo trittico?
Di solito lavoriamo a trilogie perché il mindset di una determinata trilogia è simile, infatti se prendi i dischi di ogni nostra trilogia hanno un fil rouge stilistico che li contraddistingue, pur con le differenze del caso tra uno e l’altro. E’ però di solito una cosa che notiamo a posteriori perché nel momento in cui compongo i dischi non penso coscientemente a seguire una linea, lascio che l’ispirazione mi porti dove vuole; sono soddisfatto delle composizioni di questo nuovo lavoro e trovo che come inizio di una quarta trilogia abbia diversi spunti che si possono sviluppare in futuro, è un sound in cui al momento ci troviamo a nostro agio e che ben rappresenta la band, penso quindi che ripartirò da questa base per il prossimo disco. Al momento ho qualche riff pronto ma non ho fretta di fare un altro album, vista anche la situazione attuale in cui versa il mondo e di conseguenza la musica. A livello tematico credo resterò sugli argomenti chiave della band, con variazioni dipendenti dal momento della mia vita in cui saranno scritti i testi.

Ho apprezzato molto la scelta di produrre l’album in analogico, questo a mio avviso ha donato un suono più personale e vero ad un lavoro in cui ad ogni ascolto si possono scoprire nuove sfaccettature. Come mai questa decisione?
A livello di produzione ho notato che ormai tantissime release metal hanno esattamente gli stessi suoni di batteria e in generale suonano estremamente ultra-prodotte e “fasulle”, “plasticose” se vogliamo, quindi l’idea era di creare un punto di ripartenza e tornare a fare i dischi come si facevano una volta, con più dinamiche e dove si senta l’effettiva mano del musicista invece di appiattire tutto con plugin digitali, trigger e altre amenità dell’epoca odierna. Ho quindi deciso di occuparmi personalmente della produzione e ho incaricato l’ingegnere del suono di recuperarmi alcuni microfoni specifici per ogni strumento seguendo in linea di massima le nozioni di alcuni dischi storici dell’Hard Rock; la quasi totalità dei microfoni che ho scelto sono degli anni ‘60/’70 e sono quelli utilizzati dagli AC/DC sui dischi tra il ’78 e l’80. Inoltre abbiamo utilizzato un nastro analogico su tutto e alcuni strumenti e amplificatori vintage. Ho preferito sacrificare un po’ di pulizia del suono a favore di qualcosa che suonasse autentico e più fedele a come suona effettivamente la band dal vivo. La produzione potrà piacere o meno, ma ha un suo sound e una sua personalità e per questo suona differente; i microfoni usati restituiscono molta della personalità del singolo musicista e riportano ai tempi in cui ogni band suonava alla propria maniera, in contrasto con l’omologazione delle produzioni odierne. Non volevo che l’album suonasse necessariamente come un disco anni ’70, anche perché usiamo più distorsioni e facciamo un genere estremo, ma l’idea era comunque di mettere quella strumentazione al servizio della musica e ottenere un lavoro che suonasse organico e non allineabile con i dischi dei 2000. Anche per il mix, realizzato dal nostro bassista Alex, abbiamo lavorato quasi interamente su un mixer analogico e per il mastering abbiamo scelto gli Enormous Door in Texas perché lavorano sulla stessa lunghezza d’onda; non a caso anche alcuni degli ultimi album dei Darkthrone sono stati masterizzati lì.

Anche sull’artwork ho ritrovato l’attitudine alla sperimentazione della band. Questa, se non erro, è la prima volta che utilizzate un dipinto per la copertina di un album, come siete arrivati a questa scelta e che significato ha il disegno?
La copertina deriva da un mio sogno ricorrente ed è da interpretare come un “point of view”: è quello che io vedevo nel mio sogno, camminando in mezzo a quest’acqua mentre cascate enormi piovono da entrambi i lati e un mondo selvaggio e disabitato da forme umane si apre all’orizzonte; ho spiegato il sogno e i colori all’artista Paolo Girardi e lui l’ha talentuosamente trasposto nel quadro. È più un’immagine naturalistica e surreale rispetto al solito ed è un po’ una novità per noi dato che abbiamo quasi sempre avuto un immaginario principalmente legato a situazioni urbane tranne in alcuni casi. Era comunque un po’ che non avevamo un disegno in copertina e volevo qualcosa di maestoso che richiamasse le sleeve di tanti classici con cui sono cresciuto nei ’90, come quelle di Kristian Wahlin, Andreas Marschall o Dan Seagrave. Avevamo avuto disegni in copertina per “Under Saturn Retrograde” e “…And Don’t Deliver Us From Evil” ma non erano stati realizzati interamente a mano, erano più che altro digitali, quindi sì, è la prima volta che abbiamo un dipinto vero e proprio. Compatibilmente con gli impegni di Paolo Girardi sarebbe bello avere altre due sue copertine per gli altri dischi futuri di questa trilogia.

Anche in “Nihilistic Estrangement”, come per gli altri lavori, i testi trattano argomenti che sondano le profondità oscure dell’animo umano, di cosa parla l’album e cosa ha ispirato le lyrics?
A questo giro ho affrontato diversi argomenti. C’è un mini-concept sulle malattie terminali nel brano “Iris’ House” che è diviso in due parti: la prima sulla scoperta della malattia e la presa di coscienza del poco tempo rimasto da vivere e l’altro è la descrizione degli ultimi giorni in un letto d’ospedale aspettando di morire. Il titolo è ispirato da un hospice vicino a casa mia; da queste parti quanto ti dicono che hanno portato un malato in quel posto, significa che non ha scampo. Nella band abbiamo tutti avuto parenti, amici e conoscenti morti di cancro e altre malattie e quando vedi che anche gente della tua età si ammala e in certi casi muore, ti fa molto riflettere su quanto la vita sia perennemente appesa a un filo. Ci sono poi alcuni brani basati sulla mia costante antipatia verso buona parte del genere umano, in maniera più o meno estrema a seconda dei casi; il brano “RBMK” ad esempio fa riferimento al reattore di Chernobyl e invoca una situazione apocalittica. “Distrust3” parla della mia diffidenza verso le persone e i voltagabbana mentre “Active Shooter” fantastica sull’idea di effettuare una strage a mano armata, pur essendo scritta in una maniera molto cinematica. La title-track è invece una sorta di descrizione della situazione mentale da me raggiunta negli ultimi anni in cui pur essendo fisicamente presente mi sono mentalmente estraniato da qualunque cosa, in particolare da certe abitudini del mondo moderno; vivo in una mia dimensione mentale parallela, nei limiti del possibile. Sono in generale testi molto estremi come sempre e sicuramente daranno fastidio a qualcuno, ma il mondo in cui viviamo non è certo meraviglioso, ora meno che mai. Sono testi molto cinematici e descrittivi, è facile immaginarsi un ideale cortometraggio per ognuno perché in fondo raccontano delle storie.

Il nuovo album è uscito per Agonia Records, etichetta con cui collaborate ormai da quasi dieci anni. Perché la decisione di essere seguiti da un’etichetta più underground piuttosto che lavorare con una più importante?
Al giorno d’oggi non è che siano rimaste molte etichette attive di un certo livello, quindi le label più grosse sono probabilmente Nuclear Blast e in parte Century Media; le altre sono più o meno tutte allo stesso livello quindi per andare su un’altra etichetta di livello medio come Agonia abbiamo preferito restare dove siamo. Le etichette underground in realtà sono altre, specialmente nella scena Black Metal, e alcune lavorano anche bene, tuttavia Agonia al momento ha un buon roster e delle possibilità economiche e di promozione che altre etichette più piccole non hanno. Valuteremmo di cambiare etichetta solo se ci fossero offerte che ci permettano di fare cose più in grande senza snaturare il nostro sound; c’è da dire che facciamo un genere difficile e con testi molto estremi, abbiamo una certa “reputazione” nella scena di essere una band problematica, quindi non è facile ambire a grosse label.

Negli ultimi dieci anni il mercato musicale è stato investito dallo tsunami tecnologico che ha cambiato tutte le regole del gioco, quali sono le maggiori difficoltà per una band in questo momento?
Nel nostro caso, continuare ad essere rilevante rispetto alla miriade di band giovani che ci sono in giro. Non è tanto una questione di qualità, sulla quale francamente non temo confronti, quanto di riuscire a star dietro a tutti i social e a questo genere di cose promozionali che a quelli della nostra era interessano fino a un certo punto. Ci siamo adattati nei limiti del possibile ma il costante contatto con le persone non è una cosa che ci è mai interessata. Un altro problema è incastrare i tour al momento giusto vista la saturazione di band in tour e le varie gerarchie decretate da motivi commerciali e mafie varie; non siamo una band che scende a compromessi da questo punto di vista. Dal punto di vista delle vendite è chiaro che da ormai 10 anni o più siano dimezzate per tutti grazie a Internet, si fa qualcosa in più con il digitale ma la strada per sostituire la copia fisica è ancora molto lunga anche perché la legislazione in termini di diritto d’autore sullo streaming, le visualizzazioni di YouTube e le vendite digitali è ancora a dir poco approssimativa.

A livello live, rimane ancora molto difficile per le band emergenti trovare spazi dove poter proporre la propria musica. Quali credi siano i problemi in tal proposito nel nostro paese e quali consigli daresti ai gruppi che comunque ci provano?
Mah! un problema, non solo dell’Italia ma del mondo, è che il rock in generale non è più una musica popolare, il pop e il rap sono quelli che guidano il mercato per cui gli spazi sono dedicati a quei generi e di solito sono spazi grossi a cui una band di piccolo-medio livello difficilmente ha accesso se non nel contesto di un festival. I piccoli locali fanno fatica a sopravvivere con i concerti underground, anche perché il pubblico è poco e non si muove contrariamente a 20-25 anni fa, dove persino una demo band a volte riusciva a fare 200 persone a concerto (e veniva pagata). Rispetto al bacino di pubblico ci sono troppe band comunque, quindi non so neanche se abbia senso continuare a fondare delle band che nel 90% dei casi non hanno nulla da dire, si sciolgono appena si rendono conto che c’è da fare la gavetta e nel tempo in cui durano vanno solo ad intasare la scena.

In questo periodo di forti limitazioni personali, con l’impossibilità di tenere concerti per via del Covid 19, molte band stanno organizzando “il live promozionale” in esclusiva streaming per l’uscita del loro album. Come vedresti una cosa del genere per la promozione di “Nihilistic Estrangement”?
Non ho nessuna opinione precisa al riguardo, diciamo che mi auguro di non doverlo fare! Anche volendo, è una cosa che comporta costi e non saprei quale possa essere la risposta dato che sarebbe uno show a pagamento, quindi diciamo che il gioco non vale la candela a meno che non ci sia la possibilità di farlo gratis. Se la musica live smettesse per sempre e diventasse la norma magari proveremmo ma per il momento penso di poterne fare a meno.

Siamo quasi alla fine di questa chiacchierata, quindi vorrei chiederti ancora, quali sono i progetti futuri per i Forgotten Tomb? Ci sono già delle date all’orizzonte per la promozione dell’album... anche se lontane?
Quest’anno avevamo già in programma un tour europeo e uno americano ma ovviamente sono saltati; l’idea era di recuperare quello europeo a ottobre ma visto l’andazzo penso sarà impossibile per cui stiamo aspettando qualche notizia precisa per riprogrammare tutto l’anno prossimo. Chiaramente quando daranno il via ci sarà un intasamento di band che vogliono suonare e molti locali nel frattempo saranno falliti, quindi chissà se si riuscirà e in che termini. Il 2021 potrebbe essere un grande ritorno o una merda totale, staremo a vedere.

Bene, a questo punto non mi resta che salutarti e ringraziarti tantissimo per il tempo che mi hai concesso. Ti lascio le ultime parole da dedicare ai lettori di StaiMusic.
Grazie per le domande interessanti. Per chi vuole supportare la band, comprate il disco nuovo attraverso tutti i maggiori canali di distribuzione e negozi, oppure comprate in digitale direttamente dal nostro Bandcamp: officialforgottentomb.bandcamp.com
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