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2023-08-02


FORGOTTEN TOMB – Black Rock Nichilista

L’uscita di “Nihilistic Estrangement”, ultimo lavoro in studio dei Forgotten Tomb, mi ha dato l’occasione di parlare di questa importante band nell’ultimo episodio di Subterranea. Il nuovo full length ha dimostrato ancora una volta come i FT riescano ad essere sempre innovativi rimanendo comunque fedeli alla loro idea di musica estrema. Nella seguente intervista il leader del gruppo Herr Morbid ci racconta qualcosa di più sul nuovo album e non solo.

Quindi, stappatevi una bella birra e buona lettura!

Diamo il benvenuto sulle pagine di StaiMusic a Herr Morbid, cantante e chitarrista nonché fondatore di una delle band più influenti della scena metal italiana.

I Forgotten Tomb si sono formati nel 1999 e da allora sono passati più di vent’anni, come è cambiata la scena estrema in tutto questo tempo?

È cambiata molto; io ancora prima di FT cantavo e suonavo in altre demo-band fin dalla metà degli anni ’90 quindi ero dentro a tutto il sistema del tape-trading, delle lettere, delle fanzine, delle distro, dei concerti organizzati per telefono e via dicendo, in pratica quel che si faceva prima che Internet diventasse alla portata di tutti. Dal ‘99/’00 ho cominciato a usare Internet per facilitare le cose ma a parte le email e i primi primitivi siti web c’era ben poco quindi le cose non erano tanto diverse dalla seconda metà dei ’90. Il P2P, l’ADSL e YouTube sono stati i primi grandi cambiamenti tecnologici che per forza di cose hanno cambiato anche la scena, rendendola più accessibile a molta più gente e quindi privandola anche di quell’aura “mistica” che aveva prima, specialmente nell’ambito del metal estremo. Tutto si è fondamentalmente spostato sul web. Da lì in poi le cose non sono cambiate molto se non con l’avvento dello streaming, che a mio avviso ha ulteriormente peggiorato le cose e ha determinato un crollo delle vendite per tutti. Il paradosso è che in realtà l’attenzione del pubblico è diminuita, sia come affluenza ai concerti che come ascolto dei dischi, perché ci sono troppe cose (spesso inutili) e Internet ha dato spazio a chiunque, oltre a rendere pigra la gente, ma è un discorso molto lungo che meriterebbe un’intervista a parte. A livello strettamente musicale, penso che indicativamente dopo il 2004 la musica metal non si sia più rinnovata e le poche “novità” sarebbe stato meglio se non fossero mai esistite, ormai se ne vedono veramente di tutti i colori da un lato e dall’altro ci sono solo dei revival di cose fatte prima e meglio (nei ’90 e primi ’00). È diventata una lotta tra poveri dove la popolarità e “l’hype” sono decretati dalle visualizzazioni su YouTube e dove l’immagine e il modo in cui viene proposto un prodotto è più importante del talento o della sincerità. Vedo tantissime band, giovani e non, che seguono solo dei trend e dei cliché consolidati con l’unico obiettivo di diventare “famosi”. È un po’ lo stesso concetto dello sport, coi ragazzini che iniziano a fare i calciatori per arrivare ad avere un certo tenore di vita invece che per passione, che dovrebbe essere la prima cosa. La società è cambiata e con lei anche l’arte, è un’epoca di decadenza. Ci sono state anche “intrusioni” nella scena da parte di persone che di base non c’entrano nulla con il metal e che hanno causato solo derive moralistiche e una sorta di “censura” che una volta sarebbe stata inaccettabile. La scena odierna è tristemente inoffensiva, nella maggior parte dei casi è fondamentalmente una mascherata. Chiaro che chi è cresciuto con le band di questi anni la penserà diversamente, perché se non sei passato attraverso gli anni ’90 è una cosa difficile da capire. In generale non capisco l’hype per molte delle cose che vanno per la maggiore oggigiorno ma forse sto solo diventando vecchio, chissà. Mi verrebbe da usare il classico “si stava meglio quando si stava peggio”.

Nel 2002 è uscito “Songs to Leave”, album considerato uno delle pietre fondanti del Depressive Black Metal, come consideri oggi quell’album? Faresti qualcosa di diverso col senno di poi?
È un disco che ha un’importanza storica riconosciuta per quel tipo di sottogenere quindi non posso che esserne orgoglioso, anche se ho sempre preferito i due successivi (che comunque godono di quasi eguale fama). All’epoca FT era una one-man band e non ero in grado di suonare la batteria per cui ho usato una drum-machine che per quanto curata piuttosto bene rimane un po’ asettica. I brani risentivano di alcune delle mie influenze giovanili ma sono comunque soddisfatto di come avevo mischiato le diverse influenze, creando qualcosa di abbastanza originale per un’epoca in cui comunque la maggior parte del Black Metal era ancora ancorato ad altri temi e sonorità e il Doom era totalmente impopolare, rispetto ad oggi dove è addirittura uno dei generi più gettonati. L’immagine e l’attitudine erano anche totalmente diversi dalla maggior parte del Black Metal dell’epoca. Non mi piacciono la maggior parte dei testi, tornando indietro li riscriverei completamente ma erano chiaramente il risultato di alcune ingenuità giovanili. L’album è stato scritto quasi interamente tra il ’99 e il 2000 ed era pronto a metà del 2001, infatti giravano alcuni promo già in quell’anno, ma tra la firma del primo contratto con Selbstmord Services e l’uscita del disco è passato un anno esatto ed è quindi uscito nell’estate 2002. Se fosse uscito nel 2001 come mi ero auspicato avrebbe forse avuto un impatto ancora maggiore. È comunque un disco legato a tanti ricordi e a un periodo a suo modo irripetibile.

I Forgotten Tomb si possono considerare a tutti gli effetti una vera e propria band di culto, come percepisci questa cosa?
Mi fa piacere più che altro che si riconosca l’importanza della band nella definizione di un intero sottogenere, dato che oggi esistono migliaia di band nate sulla scia di FT e addirittura è stato creato l’acronimo “DSBM” per definire un intero movimento che all’epoca non esisteva assolutamente, c’erano 4 o 5 band insieme a noi a suonare in un certo modo e ad avere certe tematiche, e comunque erano tutte diverse tra loro. La memoria storica è importante. In tutta franchezza però non avrei voluto che nascesse un’intera sottoscena perché come sempre quando troppe persone s’impossessano di qualcosa che hai creato, o di un particolare concetto/immagine, generalmente negli anni viene stravolto e fondamentalmente reso un cliché ridicolo, che infatti è quel che è successo. D’altro canto gli artisti Black Metal dei primi ’90 penseranno la stessa cosa delle band venute dopo di loro, è inevitabile. Ho preso le distanze da quel che chiamano “DSBM” in tempi non sospetti, attorno al 2005, proprio perché avevo fiutato che sarebbe diventato un trend ridicolo e che c’era bisogno di un rinnovamento. L’album “Negative Megalomania”, uscito a inizio 2007, era stato una risposta a una scena che già non mi apparteneva più.

Come si è evoluto il sound della band da quel primo EP “Obscura Arcana Mortis” ad oggi, attraverso i dieci album pubblicati?
“Obscura Arcana Mortis” era fondamentalmente un demo e includeva materiale originariamente scritto per la mia band precedente, quindi non fa molto testo; l’avevo fatto uscire più che altro per spargere la voce che avevo un nuovo progetto ma non avevo ancora le idee ben chiare sul futuro, inoltre anche quello sarebbe dovuto uscire nel ’99 ma a causa di alcuni problemi uscì nel 2000 quando già pensavo di fare altre cose. “Songs to Leave” è quindi il primo lavoro effettivo di FT. Detto questo, la band è ovviamente cambiata molto in 21 anni però ritengo che la base dello stile elaborato nei nostri primi 3 dischi “classici” sia ancora presente, seppur filtrata dalla sensibilità attuale e dall’esperienza. FT è sempre stata una band in evoluzione, sebbene sia consapevole che l’evoluzione nel metal sia vista generalmente male, perché tutti vorrebbero che una band suonasse sempre come i primi dischi. È una cosa che è capitata anche a me con molte band che ascolto quindi posso capirla ma dal punto di vista di un musicista continuare a ripetersi è spesso una costrizione e i cambiamenti a volte – come nel mio caso – sono motivati anche da un’onestà intellettuale e dalla necessità di tracciare delle linee di demarcazione rispetto ad aspetti di una scena che non ti appartengono più, come spiegavo nella domanda precedente. Nei vari stadi di evoluzione della band c’è sempre stata una necessità artistica e attitudinale; in ogni caso paragonando la nostra discografia a tante band metal blasonate ci si può rendere conto che non abbiamo fatto dei cambiamenti così drastici in 20 anni e in un nostro concerto i brani dei primi dischi stanno benissimo anche assieme a quelli degli ultimi. Negli anni le strutture dei pezzi si sono arricchite di varie influenze dai generi più disparati, con arrangiamenti più elaborati, una tecnica migliore e una costante ricerca di soluzioni meno scontate e diteggiature spesso inusuali; anche le linee vocali e i testi sono più curati e per la produzione abbiamo sempre cercato di migliorarci e provare cose diverse. Se la base di partenza è sempre la stessa, ho cercato di esplorare tutte le sfaccettature di un sound e di uno stile e se possibile di espandere le barriere di quello che è lo standard, rischiando critiche ad ogni disco. D’altro canto quello che poteva essere innovativo o inusuale 20 anni fa ora non lo sarebbe più, quindi non avrebbe senso continuare a usare certe strutture e certi accordi che ormai sono stati imitati (più o meno male) da mille altre band.

Come sei maturato come artista?
Domanda difficile, forse dovrebbero dirmelo gli altri… Credo di essere diventato più sobrio nell’esporre certi concetti, pur mantenendo idee estreme, e ho imparato a non fare alcuni errori di comunicazione o d’immagine, o almeno spero! Diciamo che ora mantengo molto di più l’enfasi sull’aspetto strettamente musicale e cerco di comportarmi da professionista nei limiti del possibile. Come musicista, forse sono migliorato tecnicamente e ho più nozioni tecniche anche a livello di registrazione o live, so quello che voglio ottenere e come ottenerlo.

A maggio (nda 2020) avete pubblicato “Nihilistic Estrangement” e, come dicevo, anche in quest’ultima uscita avete dimostrato grande coraggio e coerenza nella continua ricerca di nuove frontiere per il vostro sound. Come siete arrivati a questo bellissimo full length e cosa vi ha ispirato a livello musicale?
Il disco precedente aveva molti strati e arrangiamenti e suonava piuttosto complesso mentre a questo giro abbiamo lasciato da parte gli arzigogoli in favore di un sound più scarno ed essenziale. In questo senso forse può risultare più “crudo” ma è un disco un po’ più melodico rispetto ai due precedenti e maggiormente basato sulle atmosfere; al tempo stesso ha anche diversi riferimenti al blues, alla musica Southern e all’Hard Rock, così come al dark anni ’80, “mascherati” attraverso un feeling più Black Metal rispetto alle ultime produzioni che invece erano più pesanti e con alcune influenze Sludge più marcate. Gli elementi nella nostra musica sono sempre stati un’unione di tutte queste cose, specialmente da “Negative Megalomania” in poi, ma a seconda dell’ispirazione alcuni album tendono più da una parte e altri da un’altra. Mi piace definirlo “Black Rock” invece che “Black Metal”; l’unica traccia veramente retrò e Black Metal anni ’90 è l’ultima, “RBMK”, che è senza dubbio uno dei brani più estremi che abbiamo mai scritto ma al tempo stesso ha un mood molto sinistro e degli arrangiamenti inusuali. Nel complesso il disco per me è una buona unione di tutte le varie esplorazioni del nostro sound attraverso gli anni, riviste in un’ottica ulteriormente nuova; la title-track ad esempio è un brano molto diverso da qualunque cosa fatta in precedenza, “Distrust3” ha un’intera parte blues centrale rivisitata in chiave “grim”, “Iris House Pt.I” si basa su una slide-guitar e su lick blues e anche gli altri brani possiedono alcuni di questi elementi ed altre soluzioni che trovo piuttosto inusuali e interessanti.

Continua la lettura dell’intervista nella pagina della band, Forgotten Tomb.
Tag: heavy metal, forgotten tomb, NWOBHM, intervista
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