2023-07-21
Flamekeeper – Una Fiamma nell’Oscurità
Segue l’intervista dalla nostra pagina Estremometal.
Di cosa parla “We Who Light the Fire”? parlaci un po' dei testi?
Quando scrivo i testi, la prima cosa di cui mi preoccupo è che siano “VERI”. La verità chiama altra verità. Se non ci diamo da fare diversamente, passiamo gran parte della nostra vita a mentire a noi stessi, io con Flamekeeper mi sono impegnato a rivelare chi veramente sono e voglio ispirare altri a farlo attraverso l'ascolto delle mie canzoni.
La semantica dei testi si incentra molto spesso su simboli come fuoco, luce e calore intesi come affermazione di energia vitale, determinazione, libertà e forza.
Amo dare alle canzoni un forte carattere collettivo, mi piace che chi le ascolti si senta parte di una forza non tangibile. Voglio invitare a pensare che, se uniamo le nostre forze con chi vuole percorrere la nostra stessa strada, possiamo raggiungere grandi risultati senza perdere capacità critica e pensiero individuale.
Il lavoro è stato prodotto dall'irlandese Invictus Productions, come sei approdato a loro e come mai la scelta di una etichetta straniera?
Darragh, il boss, è un grande amico e ha letteralmente visto nascere il progetto. Quando gli ho presentato la demo del primissimo brano di Flamekeeper, “Nomads of the World Beyond”, ha accettato immediatamente di produrre l'EP di debutto. Invictus è come una grande famiglia: tutti gli artisti e i collaboratori di questa etichetta si conoscono o sono destinati a farlo prima o poi!
La cosa che per me è più importante è sapere che chi è dietro l'etichetta supporta la ragione filosofica per cui ho iniziato il percorso di Flamekeeper.
Trovo tutta la parte grafica dell’Ep molto accattivante, raccontaci qualcosa dell’artwork.
Pur avendo scelto un percorso lavorativo diverso, ho studiato grafica pubblicitaria al liceo e sono sempre rimasto appassionato al lavoro grafico.
Maturando, indirizzo sempre di più la mia vita verso un percorso minimalista, aspetto fondamentale di Flamekeeper. Ho speso moltissimo tempo a lavorare sui simboli che ho deciso di utilizzare così come sull'estetica e la scelta dei colori. Cerco di usare pochissimi elementi, ma combinati bene.
Sapendo esattamente cosa volevo, ho commissionato al talentuoso artista russo Artem Grygoriev la figura centrale dell'artwork che ho poi adattato sulla texture e il layout che ho fatto personalmente.
L'immagine in sé per sé è abbastanza eloquente, rappresenta elegantemente lo spirito combattivo di Flamekeeper. Traendo ispirazione dal mito di Prometeo, le catene spezzate simboleggiano una verità per me fondamentale nella vita: tenere alta la fiamma della propria volontà non è un dono innato, ma una conquista derivante dalla lotta continua con la vita e con noi stessi.
Ho letto che ti sei trasferito a Stoccolma. Avendo avuto a che fare per anni con la scena underground del nostro paese (nda Marco è anche il frontman dei romani Demonomancy) e potendola confrontare con una realtà sicuramente più forte a livello musicale, quali ritieni siano maggiori problemi nel nostro paese?
Ho visto crescere moltissimo la scena italiana negli ultimi 10 anni, mi sembra stia spingendo moltissimo per uscire ma si scontra con i problemi economici dell'infrastruttura italiana. La situazione è un cane che si morde la coda perché il supporto economico alla cultura da parte del governo è inesistente, quindi attività come locali e sale da concerti lavorano ben oltre i limiti della legalità per poter stare in piedi...col risultato finale di venire poi smantellate.
Mi piacerebbe moltissimo vedere fondi investiti per la musica ma la nostra storia di corruzione ed evasione fiscale non è una premessa facile affinché questo possa succedere.
La cosa che stimo di più dell'Italia è la ferocia e il calore del pubblico. L'atmosfera dei concerti italiani mi manca moltissimo e colgo ogni occasione per prendere l'aereo e supportare la scena all'interno della quale sono cresciuto.
Quale consiglio ti sentiresti di dare ad una band che volesse emergere nel mondo della musica Metal?
Non scordarti mai chi sei e da dove vieni musicalmente, ma non avere paura di percorrere nuove strade. Se sceglierai di farlo, dovrai sfidare lo scetticismo di tutti. Essere originali è un atto di straordinaria arroganza.
Torniamo all’album. “We Who Light the Fire” è stato pubblicato qualche mese fa, quindi ti chiedo: quali sono i traguardi che vorreste raggiungere grazie al tuo Ep? Avrà un seguito?
Certo, il lavoro è continuo e incessante. È una visione estremamente sontuosa che richiede tutta la vita per essere portata a termine quindi, per quello che ne so, finirò di lavorarci quando sarò morto.
In questo momento sia band che fan stanno vivendo un momento difficile sotto il punto di vista “live” per via del Covid19. Quando riapriranno i battenti sarà possibile vedere i Flamekeeper in concerto… magari in Italia?
Si, l'esordio live di Flamekeeper era previsto per il festival House of the Holy in Austria che ora è stato rimandato al 2021. Portare la mia musica dal vivo è sicuramente una priorità.
Marco, ti ringrazio moltissimo per la chiacchierata e ti auguro un in bocca al lupo per tutto. Ti lascio le ultime parole da dedicare ai lettori di StaiMusic.
Grazie a te Dani, Come se avessi accettato. Ma preferisco lasciare le ultime parole al vecchio Carl Jung: “A quanto possiamo discernere, l'unico scopo dell'esistenza umana é di accendere una luce nell'oscurità del mero essere.”
Di cosa parla “We Who Light the Fire”? parlaci un po' dei testi?
Quando scrivo i testi, la prima cosa di cui mi preoccupo è che siano “VERI”. La verità chiama altra verità. Se non ci diamo da fare diversamente, passiamo gran parte della nostra vita a mentire a noi stessi, io con Flamekeeper mi sono impegnato a rivelare chi veramente sono e voglio ispirare altri a farlo attraverso l'ascolto delle mie canzoni.
La semantica dei testi si incentra molto spesso su simboli come fuoco, luce e calore intesi come affermazione di energia vitale, determinazione, libertà e forza.
Amo dare alle canzoni un forte carattere collettivo, mi piace che chi le ascolti si senta parte di una forza non tangibile. Voglio invitare a pensare che, se uniamo le nostre forze con chi vuole percorrere la nostra stessa strada, possiamo raggiungere grandi risultati senza perdere capacità critica e pensiero individuale.
Il lavoro è stato prodotto dall'irlandese Invictus Productions, come sei approdato a loro e come mai la scelta di una etichetta straniera?
Darragh, il boss, è un grande amico e ha letteralmente visto nascere il progetto. Quando gli ho presentato la demo del primissimo brano di Flamekeeper, “Nomads of the World Beyond”, ha accettato immediatamente di produrre l'EP di debutto. Invictus è come una grande famiglia: tutti gli artisti e i collaboratori di questa etichetta si conoscono o sono destinati a farlo prima o poi!
La cosa che per me è più importante è sapere che chi è dietro l'etichetta supporta la ragione filosofica per cui ho iniziato il percorso di Flamekeeper.
Trovo tutta la parte grafica dell’Ep molto accattivante, raccontaci qualcosa dell’artwork.
Pur avendo scelto un percorso lavorativo diverso, ho studiato grafica pubblicitaria al liceo e sono sempre rimasto appassionato al lavoro grafico.
Maturando, indirizzo sempre di più la mia vita verso un percorso minimalista, aspetto fondamentale di Flamekeeper. Ho speso moltissimo tempo a lavorare sui simboli che ho deciso di utilizzare così come sull'estetica e la scelta dei colori. Cerco di usare pochissimi elementi, ma combinati bene.
Sapendo esattamente cosa volevo, ho commissionato al talentuoso artista russo Artem Grygoriev la figura centrale dell'artwork che ho poi adattato sulla texture e il layout che ho fatto personalmente.
L'immagine in sé per sé è abbastanza eloquente, rappresenta elegantemente lo spirito combattivo di Flamekeeper. Traendo ispirazione dal mito di Prometeo, le catene spezzate simboleggiano una verità per me fondamentale nella vita: tenere alta la fiamma della propria volontà non è un dono innato, ma una conquista derivante dalla lotta continua con la vita e con noi stessi.
Ho letto che ti sei trasferito a Stoccolma. Avendo avuto a che fare per anni con la scena underground del nostro paese (nda Marco è anche il frontman dei romani Demonomancy) e potendola confrontare con una realtà sicuramente più forte a livello musicale, quali ritieni siano maggiori problemi nel nostro paese?
Ho visto crescere moltissimo la scena italiana negli ultimi 10 anni, mi sembra stia spingendo moltissimo per uscire ma si scontra con i problemi economici dell'infrastruttura italiana. La situazione è un cane che si morde la coda perché il supporto economico alla cultura da parte del governo è inesistente, quindi attività come locali e sale da concerti lavorano ben oltre i limiti della legalità per poter stare in piedi...col risultato finale di venire poi smantellate.
Mi piacerebbe moltissimo vedere fondi investiti per la musica ma la nostra storia di corruzione ed evasione fiscale non è una premessa facile affinché questo possa succedere.
La cosa che stimo di più dell'Italia è la ferocia e il calore del pubblico. L'atmosfera dei concerti italiani mi manca moltissimo e colgo ogni occasione per prendere l'aereo e supportare la scena all'interno della quale sono cresciuto.
Quale consiglio ti sentiresti di dare ad una band che volesse emergere nel mondo della musica Metal?
Non scordarti mai chi sei e da dove vieni musicalmente, ma non avere paura di percorrere nuove strade. Se sceglierai di farlo, dovrai sfidare lo scetticismo di tutti. Essere originali è un atto di straordinaria arroganza.
Torniamo all’album. “We Who Light the Fire” è stato pubblicato qualche mese fa, quindi ti chiedo: quali sono i traguardi che vorreste raggiungere grazie al tuo Ep? Avrà un seguito?
Certo, il lavoro è continuo e incessante. È una visione estremamente sontuosa che richiede tutta la vita per essere portata a termine quindi, per quello che ne so, finirò di lavorarci quando sarò morto.
In questo momento sia band che fan stanno vivendo un momento difficile sotto il punto di vista “live” per via del Covid19. Quando riapriranno i battenti sarà possibile vedere i Flamekeeper in concerto… magari in Italia?
Si, l'esordio live di Flamekeeper era previsto per il festival House of the Holy in Austria che ora è stato rimandato al 2021. Portare la mia musica dal vivo è sicuramente una priorità.
Marco, ti ringrazio moltissimo per la chiacchierata e ti auguro un in bocca al lupo per tutto. Ti lascio le ultime parole da dedicare ai lettori di StaiMusic.
Grazie a te Dani, Come se avessi accettato. Ma preferisco lasciare le ultime parole al vecchio Carl Jung: “A quanto possiamo discernere, l'unico scopo dell'esistenza umana é di accendere una luce nell'oscurità del mero essere.”
Tag: heavy metal, flamekeeper, NWOBHM, intervista
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