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2023-07-17


Doomraiser – Europa Terra Oscura

Nell’ultima puntata di Subterranea (https://www.staimusic.com/it/radiochannel/radio-cereal-killer_139.html) ho parlato dell’eccezionale lavoro dei Doomraiser, quel “The Dark Side of Old Europa” che ci ha riconsegnato dopo cinque anni dall’ultimo full length una band in grandissima forma. Per farmi raccontare qualcosa in più sulla nuova release o contattato la band che, nella persona del frontman Nicola “Cynar” Rossi, con grande disponibilità ha risposto a tutte le mie domande.
Quindi stappatevi una bella birra gelata e buttarvi nella lettura.

Ciao Nicola, ti ringrazio per la disponibilità e benvenuto sulle pagine di Staimusic.

Inizierei con un evergreen: raccontaci un po' di voi, come nascono i Doomraiser, quali erano le vostre aspettative quando avete iniziato e cosa vi ha portato a scegliere il Doom come genere espressivo?

Grazie a voi per averci invitato sulle vostre pagine. Non abbiamo scelto il genere tra i tanti, il tutto è nato in maniera spontanea e istintiva, era nella nostra natura suonare questo tipo di musica e non avevamo delle vere e proprie aspettative in merito, semplicemente il bisogno di canalizzare le nostre energie e la nostra creatività attraverso questo tipo di sonorità e vibrazioni, divulgando un messaggio concettuale attraverso un approccio comune.

Che significato ha, secondo te, questo genere nel 2020?
Quando ci appassionammo tutti noi al genere (durante i primi anni novanta), il Doom era totalmente fuori le righe e sembrava anche bizzarro all'ascolto di persone che seguivano il Metal. Successivamente qualcosa cambiò, d'un tratto ci fu un grande interesse nei confronti di questo genere musicale, fino ad arrivare alla trasformazione di esso e alla nascita delle sue molteplici sfaccettature, diventando addirittura tendenza negli ultimi anni. Secondo noi Il Doom non è un vero e proprio genere musicale, è più un sentire, un pensiero, un'attitudine, una visione del mondo e delle cose della vita. Non serve suonare riff pesanti, accompagnati da sezioni ritmiche lente e ossessive se non c'è l'attitudine. Non ci sono pretese in questo, semplicemente l'essere trasportati dall'essenza della musica attraverso uno stato catartico, che segue però un discorso di vita quotidiana. Siamo sempre stati fuori da certi tipi di cliché, da certi luoghi comuni e da certe mode di genere.

Sono passati sedici anni dal demo d’esordio “Heavy Drunken Doom”, come è cambiato il sound dei Doomraiser da quel primo lavoro all’ultimo “The Dark Side of Old Europa” uscito a gennaio di quest’anno (nda 2020)?
Ogni nostro lavoro rappresenta un tassello del nostro percorso musicale, un determinato punto di vista che va a confluire in un discorso più ampio e di significato, all'interno di quella che è la nostra ricerca. Ogni album è diverso dai precedenti, sia sotto il profilo musicale che su quello concettuale, ognuno di essi ha una storia, una propria anima, un proprio tratto distintivo. Ma siamo stati sempre attenti nel cercare di mantenere vivi i vari aspetti che contraddistinguono il nostro sound, ampliandolo e contaminandolo, pur mantenendo un'omogeneità stilistica che fosse capace di legare i diversi lavori attraverso una continuità con un certo tipo di discorso.

“The Dark Side of Old Europa” esce a cinque anni di distanza dal precedente “Reverse (Passaggio Inverso)”, come mai abbiamo dovuto aspettare tanto per questa nuova release?
Abbiamo avuto un cambio di line up: è ritornato Giuseppe, il nostro primo chitarrista e cofondatore della band e questo ovviamente ha comportato un periodo di riassestamento sotto il processo creativo e compositivo. Nel frattempo siamo stati sempre attivi sul versante dei live.

Nel 2018 avete partecipato alla registrazione di “Terror Tales”, il tributo a quell’entità mitologica che sono i Death SS. Raccontaci di quell’esperienza.
Ci contattò Massimo Gasperini, boss della Black Widow Records, invitandoci a partecipare al tributo e noi accettammo subito l'invito. È stata una bella e intensa esperienza e siamo stati onorati nell'aver preso parte ad un tributo nei confronti di una band così importante nel panorama nazionale e internazionale. Tutti noi adoriamo i Death SS e abbiamo scelto tra i tanti brani “Night of the Witch”, proprio perché nella sua immediatezza e nella sua semplicità lo sentivamo nostro, inoltre è un brano tra i meno conosciuti della band e questa cosa ci affascinava. È stato interessante reinterpretarlo, rielaborandolo a modo nostro, poiché abbiamo cercato di mantenere la struttura originale, mentre in una seconda fase, abbiamo cercato di stravolgerlo, accostandolo alle nostre coordinate stilistiche. Questa esperienza è stata una vera e propria sfida, ci siamo divertiti parecchio e il risultato finale è stato più che soddisfacente.

Torniamo ora al nuovo “The Dark Side of Old Europa”.
Nonostante l’album non sia un vero e proprio concept è evidente lo spirito che permea tutto il lavoro. Di cosa parla il disco e cosa vi ha ispirato?

Come hai anticipato tu, il disco non è un vero e proprio concept, ma le tematiche dei brani si possono collegare tra di loro. L'album descrive e cerca di cogliere alcuni oscuri aspetti legati al nostro continente. Le tematiche e i concetti sono multiformi e toccano sia la sfera socio politica che quella relativa al mondo occulto ed esoterico. L’Europa, attraverso la politica colonialista e imperialista adottata per conquista, ha distrutto popolazioni, ha predato terre, fagocitando e inglobando secolari credi religiosi e interi apparati comunitari. La visione eurocentrica è stata forse il vero male della storia moderna, arrecando vari disastri, che l'umanità oggi sta ancora scontando. Dall’altro lato si descrive un’Europa esoterica e occulta, una terra con un passato pagano e antico, florido sotto il carattere della tradizione e della superstizione, dove alcuni aspetti legati all’ignoto si fondevano con bizzarre visioni del mondo, basti pensare alle credenze della stregoneria medievale e di come essa sia stata veicolo di un intero comportamento sociale, attraverso usi e costumi, leggende e narrazioni; accanto ad essa la concezione del diavolo della cultura cattolica, visto come il nemico, come l'avversario, come colui che va combattuto con tutti i mezzi per redimere la propria condizione spirituale, il diavolo come una costante minaccia della ragione umana e della dimensione del reale, soggetto che diventa pensiero fisso, capace di insinuarsi in tutti gli angoli della vita umana, quando invece esso, in varie culture esoteriche, come l'alchimia o lo studio dei tarocchi, rappresenta la scintilla che libera l'uomo dalla condizione dell'Eden, quella condizione cosiddetta pura, ma che tiene intrappolata la natura del libero arbitrio e della volontà. Sul disco si parla inoltre, di altri aspetti legati alla triste e nera visione del lutto connessa alla morte umana; di alcuni culti pagani come il culto segreto di Mithras, religione che ebbe la sua massima espansione nella Roma del primo secolo dopo Cristo. Quindi un'Europa pagana, capace di cogliere il senso armonico ed equilibrato del rapporto tra l'umano e il divino, tra l'uomo e il cosmo, un'Europa ormai estinta.

Continua la lettura dell’intervista nella pagina della band, Doomraiser.
Tag: heavy metal, doomraiser, NWOBHM, intervista
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