2024-04-18
CRUEL LIFE INSIDE – Rabbia e Redenzione
La nostra intervista ai Cruel Life Inside:
Ciao Francesco, benvenuto sulle pagine di StaiMusic e grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande.
Grazie a voi per questa opportunità. È un piacere.
Partirei come sempre dall’inizio: come nasce il progetto Cruel Life Inside e perché la scelta del Black Metal come base per esprimersi?
I Cruel Life Inside nascono nel 2017 da una mia idea. Inizialmente il progetto era stato strutturato come one-man band, con un intento puramente goliardico. Infatti doveva essere un progetto Black in dialetto locale. Successivamente, Giando, grande amico con cui conduco una trasmissione radiofonica universitaria e ai tempi bassista di Dripping Sin e Deep Valley Blues (successivamente entrato anche nei Bretus) si interessò al progetto, volendo partecipare attivamente. Sentendo qualche bozza delle tracce, mi disse che non era convinto della natura goliardica del progetto, convincendomi che avremmo potuto aspirare a qualcosa di più serio. È stato quello il momento in cui ho scelto anche come moniker Cruel Life Inside. Vista la necessità, quindi, di una voce all’altezza, abbiamo contattato Angelo, altro mio grande amico di vecchissima data (lo conosco da circa 17 anni, è stato il mio mentore musicale durante l’adolescenza), già noto nella scena per aver militato nei Forgotten Hope. Interessato alla cosa, accettò subito la proposta. Per quanto riguarda la scelta del Black Metal, questo genere ha sempre fatto parte delle nostre vite. Nonostante il nostro suono sia un po’ più morbido rispetto al Black tradizionale, siamo comunque cresciuti con i pilastri del genere, come Emperor, Darkthrone, Mayhem e via dicendo. Personalmente, però, col tempo ho iniziato ad apprezzare molto l’Atmospheric Black Metal, il DSBM ed il Post-Black. Diciamo che tutto è cambiato da quando ho scoperto gli Agalloch e, successivamente, Coldworld e Woods of Desolation. Ogni canzone di questi tre grandissimi progetti mi dava e continua a darmi emozioni incredibili. Il Black Metal, con buona pace dei puristi, è un genere eccezionalmente malleabile ed è estremamente efficace nel trasmettere emozioni. Non penso che i Cruel Life Inside avrebbero potuto avere lo stesso impatto con un altro genere, tipo il Power, o il Death Metal.
Com’è essere un metallaro e più nello specifico un blackster dalle vostre parti nel 2021?
È difficile sinceramente. Nonostante ci sia tanta bella gente con cui condividiamo i gusti musicali e tante ottime band metal, è, comunque, difficile condividere questa passione. Per fortuna ci sono dei grandi volenterosi che, nonostante le difficoltà, prima del lockdown organizzavano concerti e serate. Per quanto riguarda il Black, la situazione è ancora peggio. Nonostante ci siano band Black Metal validissime in Calabria, non è un genere che spicca. È stranissimo per me non avere una scena Black Metal più ricca in Calabria, dato che di fonti di ispirazione ce ne sono diverse, come le nostre numerose aree boschive.
Come descriveresti la vostra musica a chi non conosce ancora il vostro lavoro?
È un vero e proprio mix di influenze. C’è Atmospheric Black Metal, Post-Black, Doom, Blackened Doom… è difficile da descrivere. Sinceramente non abbiamo mai dato tanta importanza alle etichette e ai generi. Siamo partiti da una base e abbiamo costruito un sound nostro, anche se non è da intendersi come una novità. La nostra musica non è innovativa e neanche originalissima, non era questo il nostro intento. Noi abbiamo semplicemente fatto musica come piace a noi farla. Dovrebbero fare tutti così a parer mio, senza aver paura di non sembrare originali, senza ostinarsi di dover creare a tutti i costi qualcosa di innovativo, né tanto meno di ricreare un sound già sentito e risentito (come il Black tradizionale, ad esempio), per paura di sembrare poco true.
Parliamo adesso del vostro primo full length, come nasce Eclipsis Vitae e come avete lavorato alla produzione dell’album?
Eclipsis Vitae nasce, di base, da tutta una serie di idee compositive (alcune risalenti addirittura a più di dieci anni fa) che avevo messo da parte, nella speranza di utilizzarle. A 14 anni avevo un progetto Raw Black Metal (di scarsissimo successo) chiamato Nosfer. Parti di alcune tracce mai pubblicate di questo progetto sono state riutilizzate per la composizione di alcuni pezzi dell’album, come Ignis e Fletus. Alle mie idee di base, poi, si è aggiunto il prezioso contributo di Angelo e Giando, che hanno arricchito notevolmente il tutto. Eclipsis Vitae è stato una vera valvola di sfogo per noi, abbiamo lavorato a questo progetto in un periodo non facile delle nostre vite, da qui anche il nome del gruppo, eravamo tutti abbastanza stressati, preoccupati e stanchi. Quando è arrivata la pandemia, è stato ancora peggio. Tutti abbiamo periodi difficili da affrontare, di qualsiasi tipo. Questo album rappresenta essenzialmente quello che è il nostro percorso attraverso questi momenti bui, dall’inizio (rabbia, dolore, tristezza) alla fine (redenzione, rinascita, consapevolezza). Per quanto riguarda la produzione, nessuno di noi è mai entrato in studio per registrare, ognuno ha registrato le proprie parti con la propria attrezzatura. Poi, con calma e attenzione, abbiamo cercato di mixare il tutto nel migliore dei modi. Inoltre, una mano c’è stata dal grandissimo Gianluca Molè (Glacial Fear, Zora, Minervium) in fase di mastering, in quanto i suoi consigli sono stati preziosi. Sicuramente si sente che il lavoro è casalingo, ma non nego che sono pienamente soddisfatto del risultato.
Cosa volevate comunicare con questo lavoro quando avete iniziato a comporlo?
Come ho detto sopra, molte parti derivano da idee molto vecchie, ma la vera e propria composizione è iniziata a inizio 2018. Nel 2019 abbiamo completato la prima traccia Loricum uscita come singolo. Poi, mentre stavamo lavorando sul resto, è arrivata la pandemia ed è slittato tutto. Complici del ritardo anche i nostri impegni lavorativi e universitari. Insomma, Eclipsis Vitae ha richiesto circa tre anni di lavoro per essere completato. Se non ci fosse stata la pandemia, sicuramente sarebbe stato completato molto prima. Per quanto riguarda il messaggio che si vuole comunicare con questo album, in verità non c’è mai stato un vero e proprio intento di comunicare qualcosa. C’è sempre stata, però, la volontà di trasmettere delle emozioni comuni a tutti. Eclipsis Vitae è un vero e proprio concept album, che descrive un viaggio tumultuoso e tutto in salita, che, nonostante tutto, si conclude bene. Molti pensano che in questo lavoro ci sia un messaggio di speranza ed ammetto che è una giusta chiave di lettura, in quanto noi stessi lo interpretiamo così. Però mi piace pensare che Eclipsis Vitae sia un album che si presta ad una libera interpretazione. Ovviamente io consiglio sempre di ascoltare tutto l’album per intero per capire perfettamente cosa intendiamo.
Su Eclipsis Vitae ho trovato molte cose, a livello compositivo, che mi sono piaciute parecchio. Una di queste è l’alternanza tra scream e pulito nelle parti cantate, come siete arrivati a questa scelta e cosa volevate ottenere?
Il fine ultimo è sempre stato quello di adattare la composizione, i suoni e le voci ad uno specifico momento, ad una specifica emozione. Ascoltando l’album si può notare un gradiente. Mi spiego meglio: nella prima metà dell’album predomina lo scream/growl e la voce pulita, dove presente, è volutamente debole. Con il passaggio alla seconda parte dell’album la voce pulita prende il sopravvento, così come anche le parti puramente strumentali diventano più corte e contratte, mentre nella prima parte sono più lunghe e preponderanti. Tutto ciò non è legato al caso, la struttura dell’album è stata progettata proprio per essere così, per dare forza all’evoluzione del calvario descritto dall’album.
So che c’è una storia interessante dietro all’artwork del CD, parlaci un po' del lavoro fatto sulla parte grafica dell’album.
Si, diciamo che questo artwork ha una storia abbastanza buffa dietro. Inizialmente la foto della luna non era quella che vedi adesso. In pratica, poco dopo l’uscita di Loricum, chiesi qualche foto della luna ad una persona (ai tempi, nonostante fossi già un fotoamatore, non avevo un teleobiettivo tale da permettermi di scattare una foto decente della luna). Mi diede una bella foto di una luna eclissata che stava molto bene con il resto. Qualche giorno prima dell’annuncio di Eclipsis Vitae, mi è venuto un dubbio atroce e sono andato a fare una ricerca. Ho scoperto che era una foto di repertorio di una nota testata italiana. In quel momento volevo morire. In fretta e furia, quindi, ho recuperato una vecchia foto di una luna in HDR che realizzai qualche mese prima e la adattai al resto dell’artwork. Devo dire, comunque, che il risultato è stato soddisfacente, nonostante tutto. Per il resto, l’artwork è stato realizzato interamente con materiale nostro, sono tutte foto che ho scattato io in giro per la Sila Calabrese.
Il vostro full length è uscito con l’etichetta russa Casus Belli Musica, com’è nata la collaborazione con la label sovietica e perché non avete scelto un’etichetta italiana?
Questa scelta è derivata principalmente dal fatto che la Casus Belli Musica è una delle etichette che più stimiamo in ambito metal. Nel loro roster sono presenti tanti gruppi e progetti anche di una certa importanza nel nostro genere, come Skyforest, Nebula Orionis e Ramihrdus. Sarebbe stato un onore per noi lavorare con questa etichetta. Avevamo già contattato la Casus Belli ai tempi di Loricum e si erano mostrati interessati. Abbiamo, poi, concretizzato l’accordo pochi giorni dopo la conclusione dei lavori sull’album. È stata la prima etichetta che abbiamo contattato. Ci sentiamo molto fortunati a lavorare con loro, perché sono veramente persone straordinarie e disponibili. Per quanto riguarda le etichette italiane, abbiamo contattato qualcuno già ai tempi di Loricum, ma l’offerta della Casus Belli era di gran lunga la migliore. In Italia abbiamo diverse etichette validissime e in un futuro mi piacerebbe vedere un nostro lavoro pubblicato con una etichetta italiana, tipo la Avantgarde Music. Vedremo in futuro come andranno le cose. In ogni caso, la Casus Belli Musica penso sia stata una grande rampa di lancio per noi.
Come vedi la scena Metal nel Sud Italia e quali credi siano i limiti più evidenti in quella italiana e quali credi siano le difficoltà maggiori per una band che voglia emergere?
Come detto sopra, nonostante ci sia tanta buona volontà nell’organizzare concerti e serate e nonostante ci siano anche tante band validissime, le difficoltà persistono. Il Sud è sempre stato ricco di gruppi e progetti meritevoli e che, in alcuni casi, sono riusciti a farsi conoscere ed apprezzare in tutta Italia e non solo (basti pensare agli Schizo, Inchiuvatu, Scuorn, Bunker 66, Glacial Fear, Zora, ecc.). Purtroppo, però, molti non riescono ad emergere per tutta una serie di difficoltà che accomunano tutta l’Italia. Sicuramente è innegabile che c’è un limite culturale di base che rende difficile farsi apprezzare da molti, soprattutto se fai metal estremo, ma è rilevante anche il fatto che molti metallari non hanno proprio voglia di supportare gli artisti emergenti. Parliamoci chiaro, in tutta Italia chi va ai concerti underground, organizzati sempre con fatica, impegno e denaro, e compra i dischi sono sempre i soliti quattro stronzi e non si può sperare che una band cresca se non la si supporta pienamente. Non si può neanche sperare di fare crescere una scena locale, perché così la scena locale si ammazza. Non dico che una persona per una questione morale deve mettersi a supportare ogni singolo gruppo emergente locale, però anche avere la semplice curiosità di scoprire cosa offre la propria terra aiuta i gruppi ad emergere. Infatti ogni volta che qualcuno dice Non c’è un cazzo in Italia mi girano e non poco.
Questo periodo di Covid 19 ha fermato tutte le attività live da più di un anno, come vi state muovendo per la promozione dell’album? Ci sarà la possibilità di vedere i Cruel Life Inside in concerto quando tutto finirà?
Stiamo facendo promozione esclusivamente via internet. Pur volendo, non si può fare diversamente. Tutto sommato, non sta andando male, anzi. Il disco gira, le copie si vendono e noi siamo felici di questo. Sarebbe stato bello un contatto diretto con chi ci segue, dare personalmente il CD e non essere costretti a tutti i costi a spedirlo, ma, purtroppo, non è possibile. Speriamo in tempi migliori. Per quanto riguarda i concerti, attualmente siamo un progetto studio e non sono in programma live, anche perché ci servirebbe qualche altro musicista per poter suonare dal vivo. In un futuro non troppo lontano, forse, riusciremo a fare qualcosa, ma, per il momento, non è nei nostri piani.
Ora una domanda al metalhead che è in te, quel è l’ultimo album che hai acquistato e quale l’ormai lontano concerto a cui sei stato?
L’ultimo album che ho acquistato è di un progetto quasi del tutto sconosciuto, chiamato Worthless Life. L’album si intitola Severed Roots. È un bel misto di DSBM e Symphonic Black Metal. Consiglio l’ascolto a chi apprezza questo mix, anche perché merita molta più visibilità. Come ultimo concerto, purtroppo, mi sono fermato agli Electric Wizard con i Caronte all’Orion di Roma nel Novembre del 2018. Purtroppo, poi, per gli impegni universitari non sono riuscito più a vedere un concerto, neanche piccolo.
Siamo quasi in chiusura e quindi non mi resta che farti la domanda di rito, quali sono i vostri progetti per il futuro? State già lavorando a del nuovo materiale?
Per il momento ci godiamo l’uscita di Eclipsis Vitae e ci concentriamo sulla sua promozione. Abbiamo qualche idea per un prossimo album, ma sono solo bozze, nulla di concreto. Forse ci sarà qualche split con qualche progetto locale, ma è tutto in divenire.
Bene Francesco, siamo arrivati alla conclusione dei quest’intervista quindi non mi resta che salutarti e ringraziarti per il tempo che mi hai concesso. A te le ultime parole da dedicare ai lettori di StaiMusic.
Grazie ancora per questa fantastica opportunità. È stata un immenso piacere parlare con te. Ci tengo a dedicare questo album a tutte le persone che stanno ancora lottando per portare luce nei loro giorni bui. Le stelle torneranno a brillare nei vostri cieli. A presto!
Ciao Francesco, benvenuto sulle pagine di StaiMusic e grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande.
Grazie a voi per questa opportunità. È un piacere.
Partirei come sempre dall’inizio: come nasce il progetto Cruel Life Inside e perché la scelta del Black Metal come base per esprimersi?
I Cruel Life Inside nascono nel 2017 da una mia idea. Inizialmente il progetto era stato strutturato come one-man band, con un intento puramente goliardico. Infatti doveva essere un progetto Black in dialetto locale. Successivamente, Giando, grande amico con cui conduco una trasmissione radiofonica universitaria e ai tempi bassista di Dripping Sin e Deep Valley Blues (successivamente entrato anche nei Bretus) si interessò al progetto, volendo partecipare attivamente. Sentendo qualche bozza delle tracce, mi disse che non era convinto della natura goliardica del progetto, convincendomi che avremmo potuto aspirare a qualcosa di più serio. È stato quello il momento in cui ho scelto anche come moniker Cruel Life Inside. Vista la necessità, quindi, di una voce all’altezza, abbiamo contattato Angelo, altro mio grande amico di vecchissima data (lo conosco da circa 17 anni, è stato il mio mentore musicale durante l’adolescenza), già noto nella scena per aver militato nei Forgotten Hope. Interessato alla cosa, accettò subito la proposta. Per quanto riguarda la scelta del Black Metal, questo genere ha sempre fatto parte delle nostre vite. Nonostante il nostro suono sia un po’ più morbido rispetto al Black tradizionale, siamo comunque cresciuti con i pilastri del genere, come Emperor, Darkthrone, Mayhem e via dicendo. Personalmente, però, col tempo ho iniziato ad apprezzare molto l’Atmospheric Black Metal, il DSBM ed il Post-Black. Diciamo che tutto è cambiato da quando ho scoperto gli Agalloch e, successivamente, Coldworld e Woods of Desolation. Ogni canzone di questi tre grandissimi progetti mi dava e continua a darmi emozioni incredibili. Il Black Metal, con buona pace dei puristi, è un genere eccezionalmente malleabile ed è estremamente efficace nel trasmettere emozioni. Non penso che i Cruel Life Inside avrebbero potuto avere lo stesso impatto con un altro genere, tipo il Power, o il Death Metal.
Com’è essere un metallaro e più nello specifico un blackster dalle vostre parti nel 2021?
È difficile sinceramente. Nonostante ci sia tanta bella gente con cui condividiamo i gusti musicali e tante ottime band metal, è, comunque, difficile condividere questa passione. Per fortuna ci sono dei grandi volenterosi che, nonostante le difficoltà, prima del lockdown organizzavano concerti e serate. Per quanto riguarda il Black, la situazione è ancora peggio. Nonostante ci siano band Black Metal validissime in Calabria, non è un genere che spicca. È stranissimo per me non avere una scena Black Metal più ricca in Calabria, dato che di fonti di ispirazione ce ne sono diverse, come le nostre numerose aree boschive.
Come descriveresti la vostra musica a chi non conosce ancora il vostro lavoro?
È un vero e proprio mix di influenze. C’è Atmospheric Black Metal, Post-Black, Doom, Blackened Doom… è difficile da descrivere. Sinceramente non abbiamo mai dato tanta importanza alle etichette e ai generi. Siamo partiti da una base e abbiamo costruito un sound nostro, anche se non è da intendersi come una novità. La nostra musica non è innovativa e neanche originalissima, non era questo il nostro intento. Noi abbiamo semplicemente fatto musica come piace a noi farla. Dovrebbero fare tutti così a parer mio, senza aver paura di non sembrare originali, senza ostinarsi di dover creare a tutti i costi qualcosa di innovativo, né tanto meno di ricreare un sound già sentito e risentito (come il Black tradizionale, ad esempio), per paura di sembrare poco true.
Parliamo adesso del vostro primo full length, come nasce Eclipsis Vitae e come avete lavorato alla produzione dell’album?
Eclipsis Vitae nasce, di base, da tutta una serie di idee compositive (alcune risalenti addirittura a più di dieci anni fa) che avevo messo da parte, nella speranza di utilizzarle. A 14 anni avevo un progetto Raw Black Metal (di scarsissimo successo) chiamato Nosfer. Parti di alcune tracce mai pubblicate di questo progetto sono state riutilizzate per la composizione di alcuni pezzi dell’album, come Ignis e Fletus. Alle mie idee di base, poi, si è aggiunto il prezioso contributo di Angelo e Giando, che hanno arricchito notevolmente il tutto. Eclipsis Vitae è stato una vera valvola di sfogo per noi, abbiamo lavorato a questo progetto in un periodo non facile delle nostre vite, da qui anche il nome del gruppo, eravamo tutti abbastanza stressati, preoccupati e stanchi. Quando è arrivata la pandemia, è stato ancora peggio. Tutti abbiamo periodi difficili da affrontare, di qualsiasi tipo. Questo album rappresenta essenzialmente quello che è il nostro percorso attraverso questi momenti bui, dall’inizio (rabbia, dolore, tristezza) alla fine (redenzione, rinascita, consapevolezza). Per quanto riguarda la produzione, nessuno di noi è mai entrato in studio per registrare, ognuno ha registrato le proprie parti con la propria attrezzatura. Poi, con calma e attenzione, abbiamo cercato di mixare il tutto nel migliore dei modi. Inoltre, una mano c’è stata dal grandissimo Gianluca Molè (Glacial Fear, Zora, Minervium) in fase di mastering, in quanto i suoi consigli sono stati preziosi. Sicuramente si sente che il lavoro è casalingo, ma non nego che sono pienamente soddisfatto del risultato.
Cosa volevate comunicare con questo lavoro quando avete iniziato a comporlo?
Come ho detto sopra, molte parti derivano da idee molto vecchie, ma la vera e propria composizione è iniziata a inizio 2018. Nel 2019 abbiamo completato la prima traccia Loricum uscita come singolo. Poi, mentre stavamo lavorando sul resto, è arrivata la pandemia ed è slittato tutto. Complici del ritardo anche i nostri impegni lavorativi e universitari. Insomma, Eclipsis Vitae ha richiesto circa tre anni di lavoro per essere completato. Se non ci fosse stata la pandemia, sicuramente sarebbe stato completato molto prima. Per quanto riguarda il messaggio che si vuole comunicare con questo album, in verità non c’è mai stato un vero e proprio intento di comunicare qualcosa. C’è sempre stata, però, la volontà di trasmettere delle emozioni comuni a tutti. Eclipsis Vitae è un vero e proprio concept album, che descrive un viaggio tumultuoso e tutto in salita, che, nonostante tutto, si conclude bene. Molti pensano che in questo lavoro ci sia un messaggio di speranza ed ammetto che è una giusta chiave di lettura, in quanto noi stessi lo interpretiamo così. Però mi piace pensare che Eclipsis Vitae sia un album che si presta ad una libera interpretazione. Ovviamente io consiglio sempre di ascoltare tutto l’album per intero per capire perfettamente cosa intendiamo.
Su Eclipsis Vitae ho trovato molte cose, a livello compositivo, che mi sono piaciute parecchio. Una di queste è l’alternanza tra scream e pulito nelle parti cantate, come siete arrivati a questa scelta e cosa volevate ottenere?
Il fine ultimo è sempre stato quello di adattare la composizione, i suoni e le voci ad uno specifico momento, ad una specifica emozione. Ascoltando l’album si può notare un gradiente. Mi spiego meglio: nella prima metà dell’album predomina lo scream/growl e la voce pulita, dove presente, è volutamente debole. Con il passaggio alla seconda parte dell’album la voce pulita prende il sopravvento, così come anche le parti puramente strumentali diventano più corte e contratte, mentre nella prima parte sono più lunghe e preponderanti. Tutto ciò non è legato al caso, la struttura dell’album è stata progettata proprio per essere così, per dare forza all’evoluzione del calvario descritto dall’album.
So che c’è una storia interessante dietro all’artwork del CD, parlaci un po' del lavoro fatto sulla parte grafica dell’album.
Si, diciamo che questo artwork ha una storia abbastanza buffa dietro. Inizialmente la foto della luna non era quella che vedi adesso. In pratica, poco dopo l’uscita di Loricum, chiesi qualche foto della luna ad una persona (ai tempi, nonostante fossi già un fotoamatore, non avevo un teleobiettivo tale da permettermi di scattare una foto decente della luna). Mi diede una bella foto di una luna eclissata che stava molto bene con il resto. Qualche giorno prima dell’annuncio di Eclipsis Vitae, mi è venuto un dubbio atroce e sono andato a fare una ricerca. Ho scoperto che era una foto di repertorio di una nota testata italiana. In quel momento volevo morire. In fretta e furia, quindi, ho recuperato una vecchia foto di una luna in HDR che realizzai qualche mese prima e la adattai al resto dell’artwork. Devo dire, comunque, che il risultato è stato soddisfacente, nonostante tutto. Per il resto, l’artwork è stato realizzato interamente con materiale nostro, sono tutte foto che ho scattato io in giro per la Sila Calabrese.
Il vostro full length è uscito con l’etichetta russa Casus Belli Musica, com’è nata la collaborazione con la label sovietica e perché non avete scelto un’etichetta italiana?
Questa scelta è derivata principalmente dal fatto che la Casus Belli Musica è una delle etichette che più stimiamo in ambito metal. Nel loro roster sono presenti tanti gruppi e progetti anche di una certa importanza nel nostro genere, come Skyforest, Nebula Orionis e Ramihrdus. Sarebbe stato un onore per noi lavorare con questa etichetta. Avevamo già contattato la Casus Belli ai tempi di Loricum e si erano mostrati interessati. Abbiamo, poi, concretizzato l’accordo pochi giorni dopo la conclusione dei lavori sull’album. È stata la prima etichetta che abbiamo contattato. Ci sentiamo molto fortunati a lavorare con loro, perché sono veramente persone straordinarie e disponibili. Per quanto riguarda le etichette italiane, abbiamo contattato qualcuno già ai tempi di Loricum, ma l’offerta della Casus Belli era di gran lunga la migliore. In Italia abbiamo diverse etichette validissime e in un futuro mi piacerebbe vedere un nostro lavoro pubblicato con una etichetta italiana, tipo la Avantgarde Music. Vedremo in futuro come andranno le cose. In ogni caso, la Casus Belli Musica penso sia stata una grande rampa di lancio per noi.
Come vedi la scena Metal nel Sud Italia e quali credi siano i limiti più evidenti in quella italiana e quali credi siano le difficoltà maggiori per una band che voglia emergere?
Come detto sopra, nonostante ci sia tanta buona volontà nell’organizzare concerti e serate e nonostante ci siano anche tante band validissime, le difficoltà persistono. Il Sud è sempre stato ricco di gruppi e progetti meritevoli e che, in alcuni casi, sono riusciti a farsi conoscere ed apprezzare in tutta Italia e non solo (basti pensare agli Schizo, Inchiuvatu, Scuorn, Bunker 66, Glacial Fear, Zora, ecc.). Purtroppo, però, molti non riescono ad emergere per tutta una serie di difficoltà che accomunano tutta l’Italia. Sicuramente è innegabile che c’è un limite culturale di base che rende difficile farsi apprezzare da molti, soprattutto se fai metal estremo, ma è rilevante anche il fatto che molti metallari non hanno proprio voglia di supportare gli artisti emergenti. Parliamoci chiaro, in tutta Italia chi va ai concerti underground, organizzati sempre con fatica, impegno e denaro, e compra i dischi sono sempre i soliti quattro stronzi e non si può sperare che una band cresca se non la si supporta pienamente. Non si può neanche sperare di fare crescere una scena locale, perché così la scena locale si ammazza. Non dico che una persona per una questione morale deve mettersi a supportare ogni singolo gruppo emergente locale, però anche avere la semplice curiosità di scoprire cosa offre la propria terra aiuta i gruppi ad emergere. Infatti ogni volta che qualcuno dice Non c’è un cazzo in Italia mi girano e non poco.
Questo periodo di Covid 19 ha fermato tutte le attività live da più di un anno, come vi state muovendo per la promozione dell’album? Ci sarà la possibilità di vedere i Cruel Life Inside in concerto quando tutto finirà?
Stiamo facendo promozione esclusivamente via internet. Pur volendo, non si può fare diversamente. Tutto sommato, non sta andando male, anzi. Il disco gira, le copie si vendono e noi siamo felici di questo. Sarebbe stato bello un contatto diretto con chi ci segue, dare personalmente il CD e non essere costretti a tutti i costi a spedirlo, ma, purtroppo, non è possibile. Speriamo in tempi migliori. Per quanto riguarda i concerti, attualmente siamo un progetto studio e non sono in programma live, anche perché ci servirebbe qualche altro musicista per poter suonare dal vivo. In un futuro non troppo lontano, forse, riusciremo a fare qualcosa, ma, per il momento, non è nei nostri piani.
Ora una domanda al metalhead che è in te, quel è l’ultimo album che hai acquistato e quale l’ormai lontano concerto a cui sei stato?
L’ultimo album che ho acquistato è di un progetto quasi del tutto sconosciuto, chiamato Worthless Life. L’album si intitola Severed Roots. È un bel misto di DSBM e Symphonic Black Metal. Consiglio l’ascolto a chi apprezza questo mix, anche perché merita molta più visibilità. Come ultimo concerto, purtroppo, mi sono fermato agli Electric Wizard con i Caronte all’Orion di Roma nel Novembre del 2018. Purtroppo, poi, per gli impegni universitari non sono riuscito più a vedere un concerto, neanche piccolo.
Siamo quasi in chiusura e quindi non mi resta che farti la domanda di rito, quali sono i vostri progetti per il futuro? State già lavorando a del nuovo materiale?
Per il momento ci godiamo l’uscita di Eclipsis Vitae e ci concentriamo sulla sua promozione. Abbiamo qualche idea per un prossimo album, ma sono solo bozze, nulla di concreto. Forse ci sarà qualche split con qualche progetto locale, ma è tutto in divenire.
Bene Francesco, siamo arrivati alla conclusione dei quest’intervista quindi non mi resta che salutarti e ringraziarti per il tempo che mi hai concesso. A te le ultime parole da dedicare ai lettori di StaiMusic.
Grazie ancora per questa fantastica opportunità. È stata un immenso piacere parlare con te. Ci tengo a dedicare questo album a tutte le persone che stanno ancora lottando per portare luce nei loro giorni bui. Le stelle torneranno a brillare nei vostri cieli. A presto!
Tag: post metal, gruppi metal, emergenti, intervista, radio metal
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