SERGIO NOYA - ASCOLTA LE MIGLIORI CANZONI IN STREAMING
Romano di nascita, europeo di adozione, scrive di ciò che lo circonda e lo coinvolge. Cresciuto in una casa ricca di strumenti musicali (il pianoforte della madre, la chitarra del padre, la batteria della sorella) inizia prestissimo a suonare la chitarra . Le canzoni sono quelle dei vinili ascoltati dal fratello maggiore Nicola; Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Vasco Rossi e Luca Carboni. Durante gli anni del Liceo inizia a scrivere le prime canzoni e a formare le prime band insieme alla sorella Valentina e agli amici Marco e Luca. Nel 2003 il brano Questa notte viene inserito nella compilation Labaro rock grazie alla vittoria dell'omonimo concorso.
Sergio Noya: la voce della musica italiana
Sergio Noya è uno dei cantautori italiani più apprezzati degli ultimi decenni. La sua carriera artistica ha inizio negli anni '80, quando pubblica il suo primo album Sulla strada. Da allora, Noya ha saputo conquistare il pubblico con le sue canzoni emozionanti e intrise di significato, diventando una vera e propria icona della musica italiana.
La musica di Sergio Noya si può definire come un mix di pop, rock e folk, con testi sempre molto personali e profondi. In ogni canzone, Noya mette a nudo i suoi sentimenti, raccontando storie d'amore, di vita e di speranza. Ma non solo: le sue canzoni hanno anche un forte messaggio sociale, affrontando temi come l'immigrazione, il razzismo e la disoccupazione.
Tra le migliori canzoni di Sergio Noya, ci sono sicuramente Ragazzo di periferia, E ti vengo a cercare, Notti a Roma e Sotto il cielo di Roma. Ognuna di queste canzoni ha un'atmosfera unica, che riesce a coinvolgere l'ascoltatore fin dalle prime note. E poi c'è Siamo tutti artisti, forse la canzone più rappresentativa di Noya, che celebra la bellezza dell'arte e la capacità di ognuno di noi di creare qualcosa di bello.
Ma come ogni cantautore che si rispetti, Sergio Noya ha anche ricevuto qualche critica. In particolare, alcuni hanno criticato la sua voce, che non sarebbe sufficientemente potente e incisiva. Tuttavia, questo aspetto non sembra aver impedito a Noya di diventare uno dei cantautori più amati in Italia, grazie alla sua capacità di emozionare il pubblico con le sue canzoni sincere e autentiche.
In conclusione, Sergio Noya resta uno dei grandi nomi della musica italiana, un cantautore che ha saputo conquistare il pubblico grazie alle sue canzoni dal forte impatto emotivo. Nonostante qualche critica, la voce di Noya continua a risuonare nei cuori degli ascoltatori, regalando momenti di pura bellezza e di riflessione sulla vita e sull'arte.
Sergio Noya: la voce della musica italiana
Sergio Noya è uno dei cantautori italiani più apprezzati degli ultimi decenni. La sua carriera artistica ha inizio negli anni '80, quando pubblica il suo primo album Sulla strada. Da allora, Noya ha saputo conquistare il pubblico con le sue canzoni emozionanti e intrise di significato, diventando una vera e propria icona della musica italiana.
La musica di Sergio Noya si può definire come un mix di pop, rock e folk, con testi sempre molto personali e profondi. In ogni canzone, Noya mette a nudo i suoi sentimenti, raccontando storie d'amore, di vita e di speranza. Ma non solo: le sue canzoni hanno anche un forte messaggio sociale, affrontando temi come l'immigrazione, il razzismo e la disoccupazione.
Tra le migliori canzoni di Sergio Noya, ci sono sicuramente Ragazzo di periferia, E ti vengo a cercare, Notti a Roma e Sotto il cielo di Roma. Ognuna di queste canzoni ha un'atmosfera unica, che riesce a coinvolgere l'ascoltatore fin dalle prime note. E poi c'è Siamo tutti artisti, forse la canzone più rappresentativa di Noya, che celebra la bellezza dell'arte e la capacità di ognuno di noi di creare qualcosa di bello.
Ma come ogni cantautore che si rispetti, Sergio Noya ha anche ricevuto qualche critica. In particolare, alcuni hanno criticato la sua voce, che non sarebbe sufficientemente potente e incisiva. Tuttavia, questo aspetto non sembra aver impedito a Noya di diventare uno dei cantautori più amati in Italia, grazie alla sua capacità di emozionare il pubblico con le sue canzoni sincere e autentiche.
In conclusione, Sergio Noya resta uno dei grandi nomi della musica italiana, un cantautore che ha saputo conquistare il pubblico grazie alle sue canzoni dal forte impatto emotivo. Nonostante qualche critica, la voce di Noya continua a risuonare nei cuori degli ascoltatori, regalando momenti di pura bellezza e di riflessione sulla vita e sull'arte.
2023-12-18
Il futuro nelle immagini pure di Stelle e Popcorn, il nuovo album di Sergio Noya
L’inizio dell’intervista è nella nostra pagina di italian classic
A volte si scrive per esprimere emozioni complesse; il tuo modo di comunicare, fatto di parole e immagini semplici e immediate, come ti aiuta a guardare meglio dentro te stesso e sciogliere la complessità?
Scrivere è una necessità. Sono dislessico e questo mi ha abituato da sempre a schematizzare, dai libri di scuola alle riunioni di lavoro. Le canzoni sono simili ad uno schema, le emozioni troppo complesse, per lasciarsi raccontare, si lasciano tuttavia fotografare in alcune immagini. Mi è capitato di rimanere sorpreso dall’ascolto di mie canzoni (ne ho scritte alcune bruttissime che adoro) perché in grado di raccontarmi a posteriori pezzi di vita vissuti.
A livello di testi, quali autori ti hanno influenzato di più?
Senza dubbio Lucio Dalla prima e Samuele Bersani dopo. La musica italiana in genere è ricca di frasi che mi sono entrate dentro; su tutte, l’emozione di “ora è già tardi ma è presto se tu te ne vai”.
Come possiamo essere contenti di ciò che non abbiamo?
Ci sono dei momenti in cui cerchi a tutti i costi di guardare il bicchiere mezzo pieno. È una questione di sopravvivenza.
I due assi principali dei tuoi brani ci sono sembrati l’amore e lo scorrere del tempo, da un punto all’altro della tua storia nei tuoi testi. Quanto sono legati questi due aspetti della tua vita?
In questi ultimi due anni, i due ambiti si sono violentemente incrociati. Lo scorrere del tempo, oltre alla storia della mia crescita, ha sottolineato il suo potere assoluto cancellando da questo mondo il 50% del mio DNA. Contestualmente, o forse a causa di questa situazione, anche l’amore ha deciso di cancellarsi… fortunatamente, almeno lui, in un secondo momento è resuscitato (anche se sono passati più dei canonici 3 giorni!).
Che progetti hai per il futuro?
Il futuro è immaginazione, ed io mi immagino a scrivere canzoni, a suonarle e a giocare con mio figlio. In questi giorni sto scegliendo i brani da inserire nel terzo album.
Vuoi dare un appuntamento ai tuoi fan?
Sto preparando la mia estate live: restate connessi con i miei social perché presto vi darò notizie!
A volte si scrive per esprimere emozioni complesse; il tuo modo di comunicare, fatto di parole e immagini semplici e immediate, come ti aiuta a guardare meglio dentro te stesso e sciogliere la complessità?
Scrivere è una necessità. Sono dislessico e questo mi ha abituato da sempre a schematizzare, dai libri di scuola alle riunioni di lavoro. Le canzoni sono simili ad uno schema, le emozioni troppo complesse, per lasciarsi raccontare, si lasciano tuttavia fotografare in alcune immagini. Mi è capitato di rimanere sorpreso dall’ascolto di mie canzoni (ne ho scritte alcune bruttissime che adoro) perché in grado di raccontarmi a posteriori pezzi di vita vissuti.
A livello di testi, quali autori ti hanno influenzato di più?
Senza dubbio Lucio Dalla prima e Samuele Bersani dopo. La musica italiana in genere è ricca di frasi che mi sono entrate dentro; su tutte, l’emozione di “ora è già tardi ma è presto se tu te ne vai”.
Come possiamo essere contenti di ciò che non abbiamo?
Ci sono dei momenti in cui cerchi a tutti i costi di guardare il bicchiere mezzo pieno. È una questione di sopravvivenza.
I due assi principali dei tuoi brani ci sono sembrati l’amore e lo scorrere del tempo, da un punto all’altro della tua storia nei tuoi testi. Quanto sono legati questi due aspetti della tua vita?
In questi ultimi due anni, i due ambiti si sono violentemente incrociati. Lo scorrere del tempo, oltre alla storia della mia crescita, ha sottolineato il suo potere assoluto cancellando da questo mondo il 50% del mio DNA. Contestualmente, o forse a causa di questa situazione, anche l’amore ha deciso di cancellarsi… fortunatamente, almeno lui, in un secondo momento è resuscitato (anche se sono passati più dei canonici 3 giorni!).
Che progetti hai per il futuro?
Il futuro è immaginazione, ed io mi immagino a scrivere canzoni, a suonarle e a giocare con mio figlio. In questi giorni sto scegliendo i brani da inserire nel terzo album.
Vuoi dare un appuntamento ai tuoi fan?
Sto preparando la mia estate live: restate connessi con i miei social perché presto vi darò notizie!
Tag: Sergio Noya, Stelle e Popcorn , italian classic, musica italiana, intervista, new bands, band emergenti, nuovi gruppi
2023-12-17
Il futuro nelle immagini pure di Stelle e Popcorn, il nuovo album di Sergio Noya, la nuova musica italiana
Ciao Sergio! È un grande piacere per la redazione di Staimusic poterti fare alcune domande sul tuo ultimo lavoro, Stelle e Popcorn! Un lavoro che secondo noi si inserisce molto bene nel contesto della nuova musica italiana, non solo attenta all’aspetto commerciale, ma proiettato verso una valutazione attenta della qualità sonora offerta.
Com’è stata la tua presa di coscienza nel passaggio da ragazzo ad adulto?
Ricordo con precisione il giorno: era venerdì 3 marzo 2017 (le mail aiutano la memoria), quando Giampaolo Rosselli mi chiese se avevo qualche canzone da fargli ascoltare. Mi chiusi in casa un paio di giorni per poi inviargli 37 brani. Fu fantastico, liberatorio, necessario. Misi insieme numerosi “pizzini” sparsi tra pantaloni e cassetti, alcuni sopravvissuti addirittura alla centrifuga della lavatrice. Evidentemente l’album era già scritto ma io non me ne ero reso conto fino a quel momento (grazie Giampaolo!).
Come facciamo a non perdere il fanciullo che c’è in noi?
I grandi di quando ero piccolo sembravano davvero grandi. E’ stato solo nel momento in cui ho capito che il passaggio da ragazzo ad adulto non cambia la sostanza delle cose, ma si limita a migliorarne la forma, che ho percepito la portata del cambiamento. La consapevolezza di essere adulto, a differenza della paura di doverlo diventare, esalta il fanciullo che è in noi.
La paternità ha cambiato il tuo modo di concepire la musica e la sua istanza comunicativa?
La paternità ha cambiato il mio modo di concepire la vita nel suo insieme. Dopo lo spavento iniziale, mio figlio ha costruito nella mia esistenza un meraviglioso presepe nel quale lui si è vestito da stella cometa e io da re magio.
L’esperienza muta in qualche modo la nostra percezione del bello e dell’amore?
Qualunque idea quando prende forma si sporca. L’empirismo accumulato negli anni regala nuovi punti di vista. Qui mi gioco lo splendido Niccolò Fabi “costruire è sapere rinunciare alla perfezione”. Sono convinto che ciò che esiste sia di gran lunga migliore rispetto a ciò che rimane immaginato, soprattutto se si tratta di amore o di bellezza.
Spesso, quando ci s’incontra, non si è mai naturali, o troppo spontanei. Cosa pensi del momento tra quando ci si vede per la prima volta e quando ci si conosce davvero, e magari ci si accetta?
Dopo il surreale periodo di eccitazione misto passione, di “frasi a effetto e calze a rete”, che caratterizza l’incontro di due sconosciuti attratti l’uno dall’altro, si arriva sempre allo “stargate” una sorta di metal detector attraverso il quale suona tutto ciò che non è vero. Come in aeroporto capita ogni tanto di doversi fermare per spogliarsi di cinte, scarpe e monetine, così nella maturazione di un amore si deve rinunciare a tutto ciò che non è essenziale prima di riuscire a volare.
L’abitudine è una prigione sicura e il cambiamento spaventa. Ma se sapessimo che il cambiamento volge le cose al bene per quanto ne mischi l’ordine, come ci sentiremmo nei confronti dell’abitudine?
Quello che spaventa gli abitudinari spesso non è il risultato del cambiamento, quanto la fase di destrutturazione del proprio status quo. Un po’ come l’iniezione che si fa per guarire da un male; anche se necessaria, spaventa a tal punto da inibire alcuni.
L’intervista continua nella pagina dell’artista.
Com’è stata la tua presa di coscienza nel passaggio da ragazzo ad adulto?
Ricordo con precisione il giorno: era venerdì 3 marzo 2017 (le mail aiutano la memoria), quando Giampaolo Rosselli mi chiese se avevo qualche canzone da fargli ascoltare. Mi chiusi in casa un paio di giorni per poi inviargli 37 brani. Fu fantastico, liberatorio, necessario. Misi insieme numerosi “pizzini” sparsi tra pantaloni e cassetti, alcuni sopravvissuti addirittura alla centrifuga della lavatrice. Evidentemente l’album era già scritto ma io non me ne ero reso conto fino a quel momento (grazie Giampaolo!).
Come facciamo a non perdere il fanciullo che c’è in noi?
I grandi di quando ero piccolo sembravano davvero grandi. E’ stato solo nel momento in cui ho capito che il passaggio da ragazzo ad adulto non cambia la sostanza delle cose, ma si limita a migliorarne la forma, che ho percepito la portata del cambiamento. La consapevolezza di essere adulto, a differenza della paura di doverlo diventare, esalta il fanciullo che è in noi.
La paternità ha cambiato il tuo modo di concepire la musica e la sua istanza comunicativa?
La paternità ha cambiato il mio modo di concepire la vita nel suo insieme. Dopo lo spavento iniziale, mio figlio ha costruito nella mia esistenza un meraviglioso presepe nel quale lui si è vestito da stella cometa e io da re magio.
L’esperienza muta in qualche modo la nostra percezione del bello e dell’amore?
Qualunque idea quando prende forma si sporca. L’empirismo accumulato negli anni regala nuovi punti di vista. Qui mi gioco lo splendido Niccolò Fabi “costruire è sapere rinunciare alla perfezione”. Sono convinto che ciò che esiste sia di gran lunga migliore rispetto a ciò che rimane immaginato, soprattutto se si tratta di amore o di bellezza.
Spesso, quando ci s’incontra, non si è mai naturali, o troppo spontanei. Cosa pensi del momento tra quando ci si vede per la prima volta e quando ci si conosce davvero, e magari ci si accetta?
Dopo il surreale periodo di eccitazione misto passione, di “frasi a effetto e calze a rete”, che caratterizza l’incontro di due sconosciuti attratti l’uno dall’altro, si arriva sempre allo “stargate” una sorta di metal detector attraverso il quale suona tutto ciò che non è vero. Come in aeroporto capita ogni tanto di doversi fermare per spogliarsi di cinte, scarpe e monetine, così nella maturazione di un amore si deve rinunciare a tutto ciò che non è essenziale prima di riuscire a volare.
L’abitudine è una prigione sicura e il cambiamento spaventa. Ma se sapessimo che il cambiamento volge le cose al bene per quanto ne mischi l’ordine, come ci sentiremmo nei confronti dell’abitudine?
Quello che spaventa gli abitudinari spesso non è il risultato del cambiamento, quanto la fase di destrutturazione del proprio status quo. Un po’ come l’iniezione che si fa per guarire da un male; anche se necessaria, spaventa a tal punto da inibire alcuni.
L’intervista continua nella pagina dell’artista.
Tag: Sergio Noya, Stelle e Popcorn , italian classic, musica italiana, intervista, new bands, band emergenti, nuovi gruppi
CANZONI SERGIO NOYA - LA CLASSIFICA DEI TOP BRANI DELL'ARTISTA
1 - Interno Notte
2 - Cos'è
3 - Polvere dell'aria
4 - Abitudinari
5 - Quello Che Non Abbiamo
6 - La Mela Un Po' Stregata (biancaneve)
7 - Stelle & Popcorn
8 - La Tua Immagine Dentro Di Me
9 - Io Volevo
10 - Come Si Fa
11 - 27 Giugno 2018