. Se in passato la musica è stata la colonna sonora di movimenti sociali dirompenti – dal rock degli anni ’60 ai movimenti punk e grunge degli anni ’70 e ’90, fino all’hip-hop come voce delle comunità marginalizzate – oggi sembra mancare quella stessa capacità di risposta alle tensioni e alle sfide del nostro tempo. La musica, una volta strumento di ribellione e veicolo di cambiamento, sembra essersi adagiata su una produzione culturale priva di una vera spinta sociale, alimentata da una crescente centralizzazione di potere e risorse nelle mani di pochi colossi dell'industria. I musicisti di oggi, invece di unire le loro voci contro le ingiustizie o lottare per cause comuni, spesso si trovano intrappolati in un sistema in cui le piattaforme di streaming e i social media dettano le regole. Gli artisti indipendenti faticano a emergere in un panorama dominato dalle major, mentre i piccoli locali – essenziali per la crescita di nuove generazioni di artisti – continuano a chiudere. In questo scenario, i musicisti non stanno fomentando nessun movimento significativo, né fungendo da megafono per battaglie sociali o politiche.

La posizione di Katy Perry e l’importanza della musica indipendente
La recente iniziativa di Katy Perry di devolvere una sterlina per ogni biglietto del suo tour britannico alla Music Venue Trust rappresenta un raro esempio di un’artista mainstream che si schiera a favore della scena musicale indipendente. Questa scelta mette in luce quanto i piccoli locali e gli artisti emergenti siano il cuore pulsante della musica autentica, quella che nasce nelle comunità, lontana dalle logiche commerciali delle grandi arene e delle multinazionali. Tuttavia, il contributo di una singola artista non è sufficiente. Serve un cambiamento sistemico che riconosca l'importanza della musica indipendente non solo come fucina di nuovi talenti, ma anche come strumento di connessione con le comunità locali e di espressione autentica. La frammentazione e l’individualismo del panorama musicale odierno minacciano di far perdere il contatto con la "vera" musica, quella che sa raccontare storie, denunciare ingiustizie e ispirare cambiamenti.

Il rischio di una musica senza anima
Se l'industria musicale continua a essere dominata da logiche economiche e tecnologiche, rischiamo di perdere la capacità della musica di riflettere e influenzare il mondo che ci circonda. Gli artisti indipendenti, con la loro autenticità e capacità di connettersi con il pubblico, devono essere supportati, non solo dalle istituzioni, ma anche dagli ascoltatori stessi. La musica non è mai stata solo intrattenimento: è stata lotta, comunità, ribellione e speranza. Se non vogliamo che si perda il suo contatto con queste radici, è necessario promuovere una maggiore equità nell’industria musicale e ridare voce a quei movimenti che la musica stessa è sempre stata in grado di ispirare.