2024-11-06
Vita di La Rappresentante di Lista
Se n’è già scritto in questa sede, ma qui si torna nuovamente sull’argomento – l’ultimo album di LRDL – per una particolare evoluzione, che merita di spendere qualche parola in più. Il duo ha infatti rilasciato da poco una special track molto special che si ricollega ai temi del disco e li sviluppa in maniera del tutto interessante. Quasi come ne costituisse un compendio. Vediamo insieme perché.
A parole loro, prima: VITA è una canzone che sta perfettamente dentro My Mamma. È stata scritta dopo l’uscita del disco, ma in qualche modo ne amplia il discorso. Come in Resistere, come in Amare, come in Alieno, in VITA il ritornello è un vero e proprio inno.
E ora a parole nostre: il fulcro del brano – il ritornello/inno – è costituito dalla citazione di un poeta palermitano, Ninno Gennaro. Sei felice o sei complice è il tratto di una delle poesie trovate all’interno di un manoscritto da uno dei due componenti del gruppo. Gennaro, infatti, colpito dalla diagnosi di AIDS decise di iniziare a scrivere a mano quaderni di componimenti per regalarli alle persone che gli erano vicine. Ed è in questo modo che giunge, attraverso la madre di uno dei due, nelle mani dei nostri LRDL, che così la parafrasano: La felicità è un atto profondo che può ribaltare il sistema. In una società che ci ha insegnato quasi esclusivamente a ricordare la paura, la chiusura e le difficoltà, un vero atto di resistenza potrebbe essere quello di tenerci stretti gli attimi di gioia. Rinnovare lo stupore, la curiosità, la meraviglia.
Un atto sovversivo nella manifestazione della felicità, quindi, nell’esternazione senza pudore di un’emozione energetica che si vuole che venga nascosta, a discapito di altre sensazioni, che più ci rendono vulnerabili e malleabili. La complicazione che emerge dal testo sta proprio nell’incontrarla, la felicità, all’interno di un sistema che la sopprime. Per questo l’unica altra strada possibile è la complicità, ossia la partecipazione – attiva o indiretta – alla struttura che non ne permette la scoperta. Tuttavia, proprio nell’arte si trova il fine di questa ricerca lenitiva, si identifica ciò che permette di trasformare le pulsioni negative in positive. Sublimazione, la chiamerebbe Freud.
Ecco quindi che dal verso poetico si produce quello musicale, che senza timore di ripetersi si ricollega al percorso tracciato precedentemente dai due musicisti. Così recita la seconda strofa, che si commenta da sola: Abbiamo tutto, abbiamo soldi da buttare / adesso voglio dare, devo dare, divideremo a metà. E così il pre-ritornello: Voglio possederti come non ho fatto mai / voglio possedere la mia vita / voglio attraversarti come non ho fatto mai, voglio. Un’ossessiva insistenza sul verbo volere declinato narcisisticamente alla prima persona singolare, che già si era incontrato in iterazione nel brano Resistere, fatto che testimonia la figliazione della nuova traccia da My Mamma. Qui però si vuole soprattutto dare: d’altronde è nell’atto del dare, non del ricevere che si trova l’amore (e con esso la felicità), come sostiene anche Erich Fromm in quella specie di manuale più che trattato che è L’arte di amare.
Nel bridge viene creata una stupenda immagine di rinascita – la genesi, si vedeva, è il tema fondante di My mamma – attraverso queste parole: Ossessione dolce, languide carezze / aspettiamo il sole, alba e stelle insieme.
Ecco forse trovato un terreno stabile – o quantomeno un orizzonte – all’interno di quei Paesaggi stranieri che venivano tracciati nel disco. Ecco la convergenza delle necessità, dei bisogni e delle sensazioni contrastanti delle tracce precedenti. Ecco la felicità. Ecco il significato di: Non devi dirmi altro amore.
A parole loro, prima: VITA è una canzone che sta perfettamente dentro My Mamma. È stata scritta dopo l’uscita del disco, ma in qualche modo ne amplia il discorso. Come in Resistere, come in Amare, come in Alieno, in VITA il ritornello è un vero e proprio inno.
E ora a parole nostre: il fulcro del brano – il ritornello/inno – è costituito dalla citazione di un poeta palermitano, Ninno Gennaro. Sei felice o sei complice è il tratto di una delle poesie trovate all’interno di un manoscritto da uno dei due componenti del gruppo. Gennaro, infatti, colpito dalla diagnosi di AIDS decise di iniziare a scrivere a mano quaderni di componimenti per regalarli alle persone che gli erano vicine. Ed è in questo modo che giunge, attraverso la madre di uno dei due, nelle mani dei nostri LRDL, che così la parafrasano: La felicità è un atto profondo che può ribaltare il sistema. In una società che ci ha insegnato quasi esclusivamente a ricordare la paura, la chiusura e le difficoltà, un vero atto di resistenza potrebbe essere quello di tenerci stretti gli attimi di gioia. Rinnovare lo stupore, la curiosità, la meraviglia.
Un atto sovversivo nella manifestazione della felicità, quindi, nell’esternazione senza pudore di un’emozione energetica che si vuole che venga nascosta, a discapito di altre sensazioni, che più ci rendono vulnerabili e malleabili. La complicazione che emerge dal testo sta proprio nell’incontrarla, la felicità, all’interno di un sistema che la sopprime. Per questo l’unica altra strada possibile è la complicità, ossia la partecipazione – attiva o indiretta – alla struttura che non ne permette la scoperta. Tuttavia, proprio nell’arte si trova il fine di questa ricerca lenitiva, si identifica ciò che permette di trasformare le pulsioni negative in positive. Sublimazione, la chiamerebbe Freud.
Ecco quindi che dal verso poetico si produce quello musicale, che senza timore di ripetersi si ricollega al percorso tracciato precedentemente dai due musicisti. Così recita la seconda strofa, che si commenta da sola: Abbiamo tutto, abbiamo soldi da buttare / adesso voglio dare, devo dare, divideremo a metà. E così il pre-ritornello: Voglio possederti come non ho fatto mai / voglio possedere la mia vita / voglio attraversarti come non ho fatto mai, voglio. Un’ossessiva insistenza sul verbo volere declinato narcisisticamente alla prima persona singolare, che già si era incontrato in iterazione nel brano Resistere, fatto che testimonia la figliazione della nuova traccia da My Mamma. Qui però si vuole soprattutto dare: d’altronde è nell’atto del dare, non del ricevere che si trova l’amore (e con esso la felicità), come sostiene anche Erich Fromm in quella specie di manuale più che trattato che è L’arte di amare.
Nel bridge viene creata una stupenda immagine di rinascita – la genesi, si vedeva, è il tema fondante di My mamma – attraverso queste parole: Ossessione dolce, languide carezze / aspettiamo il sole, alba e stelle insieme.
Ecco forse trovato un terreno stabile – o quantomeno un orizzonte – all’interno di quei Paesaggi stranieri che venivano tracciati nel disco. Ecco la convergenza delle necessità, dei bisogni e delle sensazioni contrastanti delle tracce precedenti. Ecco la felicità. Ecco il significato di: Non devi dirmi altro amore.
Tag: La Rappresentante di Lista, canzone, musica italiana, artisti emergenti
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