2024-01-17
Un urlo per il Rap Italiano
Vi siete mai posti il seguente dubbio amletico: qual è la differenza tra Rap e Hip Hop? La risposta è piuttosto contorta. Il Rap è la disciplina canora dell’Hip Hop, un vero e proprio movimento culturale nato nei Bloc Party americani nel 1973.
Per completare l’Hip Hop servono altri tre ingredienti: il beatmaking (produrre basi), il writing (arte dei graffiti) e il breaking (stile di ballo). Si può dunque affermare che un rapper può non praticare Hip Hop, al contrario chi produce Hip Hop, necessariamente passa per il Rap.
Basta pensare al Rap Italiano. Il precursore di questo genere fu Jovanotti: nel 1987 esce il singolo La mia moto, l’album è Jovanotti for president. Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, fece conoscere il Rap in Italia, senza mai far parte della cultura Hip Hop.
Quella scuola di pensiero che invece professavano Kaos, Bassi Maestro e Sangue Misto. Questi rimasero parecchio tempo nei sotterranei dell’Italian Rap, pur’essendo considerati i veri e propri maestri dell’Hip Hop.
Quando Neffa intraprese la carriera da solista, abbandonando i Sangue Misto, riuscì a scalare le classifiche con Aspettando il sole. È il 1996. Lo stesso anno in cui gli Articolo 31 vendono più di un milione e mezzo di copie grazie al loro terzo lavoro, Così com’è.
Gli Articolo 31 conquistano letteralmente il pubblico italiano e creano una consistente mole di fan. Anche Flaminio Maphia, Piotta e Sottotono si faranno largo nel panorama musicale dell’Italian Rap nel corso degli anni.
La nuova generazione di rappers parte dall’anno 2010: l’ex componente degli Uomini di Mare Fabri Fibra, genera molte polemiche andando contro alle ideologie underground che professava. L’album Controcultura è il primo frutto della collaborazione con la Universal, la firma con una major discografica sarà una delusione per i vecchi fan del rapper di Senigallia, ma consacrerà Fabri Fibra nel panorama musicale italiano. Arrivarono contratti importanti anche per Club Dogo, Marracash e Inoki, per iniziare un nuovo capitolo dell’Italian Rap.
Per completare l’Hip Hop servono altri tre ingredienti: il beatmaking (produrre basi), il writing (arte dei graffiti) e il breaking (stile di ballo). Si può dunque affermare che un rapper può non praticare Hip Hop, al contrario chi produce Hip Hop, necessariamente passa per il Rap.
Basta pensare al Rap Italiano. Il precursore di questo genere fu Jovanotti: nel 1987 esce il singolo La mia moto, l’album è Jovanotti for president. Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, fece conoscere il Rap in Italia, senza mai far parte della cultura Hip Hop.
Quella scuola di pensiero che invece professavano Kaos, Bassi Maestro e Sangue Misto. Questi rimasero parecchio tempo nei sotterranei dell’Italian Rap, pur’essendo considerati i veri e propri maestri dell’Hip Hop.
Quando Neffa intraprese la carriera da solista, abbandonando i Sangue Misto, riuscì a scalare le classifiche con Aspettando il sole. È il 1996. Lo stesso anno in cui gli Articolo 31 vendono più di un milione e mezzo di copie grazie al loro terzo lavoro, Così com’è.
Gli Articolo 31 conquistano letteralmente il pubblico italiano e creano una consistente mole di fan. Anche Flaminio Maphia, Piotta e Sottotono si faranno largo nel panorama musicale dell’Italian Rap nel corso degli anni.
La nuova generazione di rappers parte dall’anno 2010: l’ex componente degli Uomini di Mare Fabri Fibra, genera molte polemiche andando contro alle ideologie underground che professava. L’album Controcultura è il primo frutto della collaborazione con la Universal, la firma con una major discografica sarà una delusione per i vecchi fan del rapper di Senigallia, ma consacrerà Fabri Fibra nel panorama musicale italiano. Arrivarono contratti importanti anche per Club Dogo, Marracash e Inoki, per iniziare un nuovo capitolo dell’Italian Rap.
Tag: rap italiano, italian rap, articolo, posse, sangue misto
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