2023-07-05
Nuova musica rock, gli Oblomov.
Gli Oblomov, un duo russo-bolognese, un collettivo di artista, belle grafiche, interessanti sonoritá, nuovo rock alternativo-progressivo, atmosfere particolari, lunari, scelte difficili che nascondono immaginazione e studio. Li intervistiamo.
Non siete solo un duo, ma sembrate un artista collettivo che si esprime con l’etichetta di Oblomov. Su quali idee si basa lo spazio sonoro che create?
Hai proprio ragione, pur essendo di base un duo ci piace coinvolgere altri artisti, spaziando in ambiti che vanno anche oltre la musica. E' un'immersione in un brodo primordiale di suggestioni, e ci facciamo trasportare dalla corrente, fin quando una qualche creatura, anche amorfa, non risale in superficie. Siamo i primi a volere restare stupiti di fronte al risultato, spiazzati ed avvolti da ambienti sonori.
-Quanta importanza riveste il momento della performance live nella vostra arte?
Ci siamo resi conto che fare arte è come vivere in una stanza con sole tre pareti; la quarta, invisibile o trasparente, si affaccia sul mondo. Così possiamo guardare fuori, ma anche dentro noi stessi, attraverso chi ci osserva. E il fatto di essere osservati non cambia l'essenza delle cose: arte e libri, ma anche televisione e cibo spazzatura, senza filtri o ansie di non essere pettinati nel modo giusto.
-La Oneiric Productions viene definita quasi una factory; come vi sentite a collaborare con una realtà di questo tipo?
Una realtà di questo tipo è già attiva da anni a San Pietroburgo, una factory che ruota intorno a figure come il batterista/scultore Maxim Ilizarov, il chitarrista/hacker Nikolaj Monakho e la p.r. e manager Olga Sergeevna. Organizzano mostre e house concert, promuovendo nuovi artisti. Giramondo che, passando da Bologna, hanno contribuito a mettere in piedi la Oneiric. Nel caso di Maxim, lo abbiamo avuto ospite nel nostro nuovo studio per la registrazione delle batterie di "Emotional Garbage", mentre Nikolaj è stato fondamentale nella progettazione degli spazi della Oneiric Productions. Prossimamente ospiteremo il fotografo rumeno Ovidiu Ciurar, quello di "Questo era di bambino", vediamo cosa salterà fuori.
-Paura e dolore procrastinati, il tempo non ci cambia e gli dei ci abbandonano, il linguaggio ci tradisce con la sua inutilità, prendiamo sostanze che lasceranno una nuova epoca di ragione dopo essere diventati qualcosa e nessuno, e da fuori, come un regista alieno al contesto, vedete i rimasugli di spazzatura emotiva e schiava, che scompaiono nascosti da un lavoro di editing. Cosa vi ha reso saggi e tristi?
Potremmo compilare un lungo elenco di motivi, dalle radiazioni cosmiche alla difficile situazione sociopolitica del medioriente, dall'estinzione dei mammuth alla mancata estinzione dei tronisti. Ma la risposta è in quel che propina la tv , una scadente ma realistica finestra sul mondo. O ti rincoglionisce o ti rende saggio e triste. Forse e sottolineamo fose, a noi è toccata la seconda ipotesi.
-Come è iniziata la vostra collaborazione artistica con Alessandro Sicioldr, l’artista che ha curato la parte grafica del vostro album-quadro?
Abbiamo avuto la fortuna di collaborare con il maestro Adriano Fida e, attraverso di lui, di essere entrati in contatto con il movimento dei neo-immaginisti. L'arte di Sicioldr ci ha ammaliati, profondissima nel tentativo di sondare il mistero della vita e dei sogni che tutto avvolgono. Crediamo molto nella fusione tra arti, tra punti di vista differenti ma convergenti, e l'immaginario di Sicioldr ci è sembrato perfetto per cristallizzare la nostra musica.
-Quali sono gli errori di cui abbiamo bisogno?
Quegli errori che ti fanno smarrire la strada battuta, per scoprirne una nuova. Alcuni errori sono tali solo se confrontati con assurde convenzioni sociali, altri invece donano nuove consapevolezza. Molte grandi cose sono nate da errori, dai raggi X al gorgonzola. Ci sono cose che puoi trovare solo quando sbagli. E le vite sbagliate sono quelle più interessanti.
-Con Adora et Labora avete apertamente scoperto il vostro lato surrealista, sia nei testi, sia nella composizione. In che modo l’arte contemporanea, e la mortale noia della storia contemporanea, vi hanno influenzati?
Siamo in un'epoca in cui l'arte è ciò che decide l'artista. Quella che era nata come grande provocazione intellettuale da Duchamp è ormai diventata consuetudine, rendendo difficile orientarsi nell'arte contemporanea. Noi ci affidiamo alle emozioni, e la noia è certamente una delle più potenti. Si può provare stupore di fronte ad un accadimento, ma anche di fronte ad un'inspiegabile inedia. La storia contemporanea è quella che ci è toccata vivere e commentare, tempi surreali velati da un sottile strato traslucido di abitudine.
-Nella scelta delle sonorità ricordate molto i Soen: è un gruppo che conoscete e che ascoltate?
I Soen sono una recente scoperta, uno di quei gruppi che riesce ad andare oltre il concetto di genere musicale per creare musica semplicemente bella. Musica di cui c'è bisogno.
-Qual è la vostra visione della società? Siamo tutti schiavi del sistema e, anche se consapevoli, non possiamo uscirne?
Noi abbiamo trovato la via d'uscita, essere pagati (poco)dal kgb e nel tempo libero dedicarci alla musica. Anche se questo significa essere parte del sistema di cui parli, troviamo che, in fondo, sia meglio essere la coda di un mostro che la testa di una gallina.
-Siete uno dei pochi gruppi che finalmente danno profondità alla loro musica, apportando sia arte sia musica fruibile e profonda. Da quali discipline vi lasciate contaminare?
Difficile dirlo consciamente. Tutto ci influenza, anche se non c'è alcuna premeditazione. Il fatto che, ad esempio, possediamo la più ampia collezione di libri non scritti al mondo, non implica che la nostra musica sia influenzata dall'ignoranza, ma alla fine ci ritroviamo pieni di pagine da scrivere.
-Come è nato il video di Mortally Boring Contemporary History?
L'infinito piano sequenza del nostro conterraneo Sokurov, nell'incredibile "arca russa", è in assoluto una delle cose più belle del cinema. Una sublime fusione tra l'immobilismo del potere e il vivace dinamismo di chi osserva il disfacimento. Dalla visione di Sokurov traspare una noia solo apparente, fuori dalle porte accadono cose. Agli occhi dei posteri questi tempi non appariranno noiosi, ma lo sono per noi, chiusi dentro con le finestre oscurate.
-Quali sono i vostri progetti futuri?
Anche se molto dipende dal reddito di cittadinanza ci sarà un nuovo album e, a breve, una collaborazione a teatro con lo scrittore e giornalista Mario Gazzola sulla scia del libro "Fantarock" che ha scritto insieme ad Ernesto Assante. Una nostra versione,in collaborazione con un tenore, di "Who wants to live forever" dei Queen, farà parte di una compilation ispirata al libro. Sentirete
Per ascoltare la band ándate nella loro pagnia, Oblomov.
Non siete solo un duo, ma sembrate un artista collettivo che si esprime con l’etichetta di Oblomov. Su quali idee si basa lo spazio sonoro che create?
Hai proprio ragione, pur essendo di base un duo ci piace coinvolgere altri artisti, spaziando in ambiti che vanno anche oltre la musica. E' un'immersione in un brodo primordiale di suggestioni, e ci facciamo trasportare dalla corrente, fin quando una qualche creatura, anche amorfa, non risale in superficie. Siamo i primi a volere restare stupiti di fronte al risultato, spiazzati ed avvolti da ambienti sonori.
-Quanta importanza riveste il momento della performance live nella vostra arte?
Ci siamo resi conto che fare arte è come vivere in una stanza con sole tre pareti; la quarta, invisibile o trasparente, si affaccia sul mondo. Così possiamo guardare fuori, ma anche dentro noi stessi, attraverso chi ci osserva. E il fatto di essere osservati non cambia l'essenza delle cose: arte e libri, ma anche televisione e cibo spazzatura, senza filtri o ansie di non essere pettinati nel modo giusto.
-La Oneiric Productions viene definita quasi una factory; come vi sentite a collaborare con una realtà di questo tipo?
Una realtà di questo tipo è già attiva da anni a San Pietroburgo, una factory che ruota intorno a figure come il batterista/scultore Maxim Ilizarov, il chitarrista/hacker Nikolaj Monakho e la p.r. e manager Olga Sergeevna. Organizzano mostre e house concert, promuovendo nuovi artisti. Giramondo che, passando da Bologna, hanno contribuito a mettere in piedi la Oneiric. Nel caso di Maxim, lo abbiamo avuto ospite nel nostro nuovo studio per la registrazione delle batterie di "Emotional Garbage", mentre Nikolaj è stato fondamentale nella progettazione degli spazi della Oneiric Productions. Prossimamente ospiteremo il fotografo rumeno Ovidiu Ciurar, quello di "Questo era di bambino", vediamo cosa salterà fuori.
-Paura e dolore procrastinati, il tempo non ci cambia e gli dei ci abbandonano, il linguaggio ci tradisce con la sua inutilità, prendiamo sostanze che lasceranno una nuova epoca di ragione dopo essere diventati qualcosa e nessuno, e da fuori, come un regista alieno al contesto, vedete i rimasugli di spazzatura emotiva e schiava, che scompaiono nascosti da un lavoro di editing. Cosa vi ha reso saggi e tristi?
Potremmo compilare un lungo elenco di motivi, dalle radiazioni cosmiche alla difficile situazione sociopolitica del medioriente, dall'estinzione dei mammuth alla mancata estinzione dei tronisti. Ma la risposta è in quel che propina la tv , una scadente ma realistica finestra sul mondo. O ti rincoglionisce o ti rende saggio e triste. Forse e sottolineamo fose, a noi è toccata la seconda ipotesi.
-Come è iniziata la vostra collaborazione artistica con Alessandro Sicioldr, l’artista che ha curato la parte grafica del vostro album-quadro?
Abbiamo avuto la fortuna di collaborare con il maestro Adriano Fida e, attraverso di lui, di essere entrati in contatto con il movimento dei neo-immaginisti. L'arte di Sicioldr ci ha ammaliati, profondissima nel tentativo di sondare il mistero della vita e dei sogni che tutto avvolgono. Crediamo molto nella fusione tra arti, tra punti di vista differenti ma convergenti, e l'immaginario di Sicioldr ci è sembrato perfetto per cristallizzare la nostra musica.
-Quali sono gli errori di cui abbiamo bisogno?
Quegli errori che ti fanno smarrire la strada battuta, per scoprirne una nuova. Alcuni errori sono tali solo se confrontati con assurde convenzioni sociali, altri invece donano nuove consapevolezza. Molte grandi cose sono nate da errori, dai raggi X al gorgonzola. Ci sono cose che puoi trovare solo quando sbagli. E le vite sbagliate sono quelle più interessanti.
-Con Adora et Labora avete apertamente scoperto il vostro lato surrealista, sia nei testi, sia nella composizione. In che modo l’arte contemporanea, e la mortale noia della storia contemporanea, vi hanno influenzati?
Siamo in un'epoca in cui l'arte è ciò che decide l'artista. Quella che era nata come grande provocazione intellettuale da Duchamp è ormai diventata consuetudine, rendendo difficile orientarsi nell'arte contemporanea. Noi ci affidiamo alle emozioni, e la noia è certamente una delle più potenti. Si può provare stupore di fronte ad un accadimento, ma anche di fronte ad un'inspiegabile inedia. La storia contemporanea è quella che ci è toccata vivere e commentare, tempi surreali velati da un sottile strato traslucido di abitudine.
-Nella scelta delle sonorità ricordate molto i Soen: è un gruppo che conoscete e che ascoltate?
I Soen sono una recente scoperta, uno di quei gruppi che riesce ad andare oltre il concetto di genere musicale per creare musica semplicemente bella. Musica di cui c'è bisogno.
-Qual è la vostra visione della società? Siamo tutti schiavi del sistema e, anche se consapevoli, non possiamo uscirne?
Noi abbiamo trovato la via d'uscita, essere pagati (poco)dal kgb e nel tempo libero dedicarci alla musica. Anche se questo significa essere parte del sistema di cui parli, troviamo che, in fondo, sia meglio essere la coda di un mostro che la testa di una gallina.
-Siete uno dei pochi gruppi che finalmente danno profondità alla loro musica, apportando sia arte sia musica fruibile e profonda. Da quali discipline vi lasciate contaminare?
Difficile dirlo consciamente. Tutto ci influenza, anche se non c'è alcuna premeditazione. Il fatto che, ad esempio, possediamo la più ampia collezione di libri non scritti al mondo, non implica che la nostra musica sia influenzata dall'ignoranza, ma alla fine ci ritroviamo pieni di pagine da scrivere.
-Come è nato il video di Mortally Boring Contemporary History?
L'infinito piano sequenza del nostro conterraneo Sokurov, nell'incredibile "arca russa", è in assoluto una delle cose più belle del cinema. Una sublime fusione tra l'immobilismo del potere e il vivace dinamismo di chi osserva il disfacimento. Dalla visione di Sokurov traspare una noia solo apparente, fuori dalle porte accadono cose. Agli occhi dei posteri questi tempi non appariranno noiosi, ma lo sono per noi, chiusi dentro con le finestre oscurate.
-Quali sono i vostri progetti futuri?
Anche se molto dipende dal reddito di cittadinanza ci sarà un nuovo album e, a breve, una collaborazione a teatro con lo scrittore e giornalista Mario Gazzola sulla scia del libro "Fantarock" che ha scritto insieme ad Ernesto Assante. Una nostra versione,in collaborazione con un tenore, di "Who wants to live forever" dei Queen, farà parte di una compilation ispirata al libro. Sentirete
Per ascoltare la band ándate nella loro pagnia, Oblomov.
Tag: nuova musica rock, oblomov, rock progessivo, intervista, collettivo culturale
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