2024-08-18
La rivoluzione culturale della Black Music
La musica afroamericana, detta black music e in passato anche race music, è davvero un termine generico che comprende una gran varietà di generi musicali: si passa dal gospel al jazz, dallo swing al soul, dal rock and roll al funk, dal rhythm and blues al reggae, tutti generi che sono appannaggio di quella che un tempo era chiamata una minoranza etnica e che adesso è lentamente diventata maggioranza negli Stati Uniti. Giova ricordare che gli africani sono giunti negli Stati Uniti da schiavi, deportati dai loro paesi d’origine come forza lavoro e che hanno portato con loro i loro canti polifonici che hanno dato origine ai minstrel e al blues. Il banjo era lo strumento guida, notevolmente più usato della chitarra; negli anni ’30 dell’800 nacque però il fondamentalismo afroamericano che consisteva nella riappropriazione dell’eredità culturale e che si manifestò con la ripresa dei canti degli schiavi, da cui nacquero gli spiritual e il ragtime.
La marginalizzazione e ghettizzazione dunque sfociava nella musica che diventava un vero e proprio strumento di espressione per tutti coloro che non potevano farlo in altro modo e tutto questo arricchì incredibilmente il patrimonio culturale americano. Oggi ce ne rendiamo conto guardando i figli di quelle epoche, con l’enorme differenza esistente tra i vari generi presi in esame e menzionati qui sopra. Alla base c’è non solo la voglia di sfuggire a un destino crudele, ma anche la necessità di ’sfogare’ la propria tristezza, di dare voce alle paure e ai sogni; ebbene, dopo la fine della schiavitù, questo ciclo si ripeterà incredibilmente anche nelle città industriali statunitensi dove quei neri che sfuggivano alla fame delle piantagioni si erano rifugiati alla ricerca della dignità di una vita basata su un lavoro molto meglio remunerato.
Nacque così il blues urbano, da cui deriva praticamente tutto il resto. Va altresì ricordata l’importanza di luoghi come Harlem che all’inizio del ’900 costituì una vera e propria fucina che ha poi condotto agli sviluppi vari della musica; non c’erano solo neri a esibirsi, ma anche bianchi che creavano quella comunicazione interculturale che sarà alla base della nascita di tante diverse correnti musicali.
La marginalizzazione e ghettizzazione dunque sfociava nella musica che diventava un vero e proprio strumento di espressione per tutti coloro che non potevano farlo in altro modo e tutto questo arricchì incredibilmente il patrimonio culturale americano. Oggi ce ne rendiamo conto guardando i figli di quelle epoche, con l’enorme differenza esistente tra i vari generi presi in esame e menzionati qui sopra. Alla base c’è non solo la voglia di sfuggire a un destino crudele, ma anche la necessità di ’sfogare’ la propria tristezza, di dare voce alle paure e ai sogni; ebbene, dopo la fine della schiavitù, questo ciclo si ripeterà incredibilmente anche nelle città industriali statunitensi dove quei neri che sfuggivano alla fame delle piantagioni si erano rifugiati alla ricerca della dignità di una vita basata su un lavoro molto meglio remunerato.
Nacque così il blues urbano, da cui deriva praticamente tutto il resto. Va altresì ricordata l’importanza di luoghi come Harlem che all’inizio del ’900 costituì una vera e propria fucina che ha poi condotto agli sviluppi vari della musica; non c’erano solo neri a esibirsi, ma anche bianchi che creavano quella comunicazione interculturale che sarà alla base della nascita di tante diverse correnti musicali.
Tag: black, music, blues, USA, afroamericano
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