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2024-04-02


La Rappresentante di Lista

Un’altra edizione di Sanremo è finita. Come tutte, si porta via una nebbia più che di canzoni di argomenti, parole e polemiche – perché se su Tenco Barbara Palombelli è chiaramente inciampata descrivendo il suo suicidio come un incidente mentre giocava con una pistola, quando ha affermato che il Festival è come una calamita per le polemiche sicuramente aveva ragione. Stavolta però è diverso, perché nuovamente i numeri della pandemia tornano a risalire e ora non abbiamo neanche più tutto quello che è di contorno al Festival a distrarci. Per poco meno di una settimana, cinque preziosi giorni ci hanno trasportati tra fiori, melodie e tanto brusio, che però ha annullato l’urlo che da un anno a questa parte ci assedia.
Cosa portarsi dunque a casa da questa settantunesima edizione della gara che ha luogo all’Ariston? Sicuramente è apprezzata la vittoria di un gruppo giovanissimo, rockettaro e con mezzi in qualche modo scarsi, soprattutto se soffiata a chi questi mezzi li domina. Qui l’allusione è naturalmente a Fedez e alla consorte, ma si entrerebbe in una polemica di cui non si vuole trattare in questa sede.
Un’altra importante conquista della kermesse sanremese è il valore della coppia, che viene sviscerato in questo interessante articolo pubblicato su Internazionale. Ecco, proprio tra queste coppie ci sono i miei personali vincitori: La Rappresentante di Lista.
Non solo perché la loro Amare sarebbe stata l’unica canzone, tra le 26, che non avrebbe avuto competizione nel sovra-festival, vale a dire l’Eurovision e l’avrebbe tranquillamente vinto perché per musica si inserisce perfettamente tra le canzoni che piacciono in quel contesto. Alcuni esempi sono Arcade, Rise like a phonenix e Euphoria, che hanno simile melodia, con profusioni e tripudi d’archi che nella nostra Amare certo non mancano.
Oltre a ciò, soprattutto per il percorso dei due componenti, gli orgogliosamente siciliani Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, che fino ad ora è impeccabile e ben promette per il futuro. Come molti altri in gara, hanno sfruttato l’occasione per lanciare un disco che senza dubbio può già essere definito fortissimo, pur nella stranezza – loro direbbero queerness – che li contraddistingue.
Una copertina che è una garanzia: un’illustrazione di Manuela Di Pisa che chiaramente rimanda al noto quadro L’origine del mondo di Courbet. È infatti un album tutto di genesi, di creazione, di primordio e alla nascita rimanda anche il titolo, My mamma.
Un album che è un’evoluzione, il crescere e divenire del precedente, Go go diva che sempre aveva a che fare con la materia, con il corpo e i sentimenti in canzoni come Questo corpo, Giovane Femmina e Guarda come sono diventata. Qui il perimetro era corporeo, concreto e i bisogni quelli primari: Adesso che bevo, voglio ancora la sete o ancora Guarda come sono diventata, splendo già da un anno e non è ancora finita; guarda, luce dei miei occhi, la vedi la luna stanotte? Splende del mio bagliore; Guarda, mi consumo in fretta, la notte risplendo e il giorno sembro il sole. Potremmo aggiungere Guardami com’ero, come sarò, come sono della canzone finale Woow, che è un’esclamazione che guarda oltre.
Adesso infatti, nell’ultimo album, tutto è più metafisico, il corpo non è più bambino e si affaccia al mondo e all’infinito: Apro gli occhi e vedo l’universo, tra la gente che non crede, che sognarlo era diverso. Costruisce i confini di un luogo nuovo in una canzone come Paesaggi stranieri e dimostra la precarietà della situazione attraverso queste parole: Ma tutto questo mio mondo è a un passo dal crollare. Il cordone ombelicale ancora non è però reciso, c’è un legame, che a tutti rimane, con i genitori e la cellula famigliare che naturalmente non è perfetta e necessita di rimproveri, ma che è anche sicurezza genitrice e origine. Padre, mi hai detto: «Proteggi tua madre», ma chi rimane a proteggere me? o ancora tutto il testo di Oh ma’ oh pa’ che a chi ci ha messi sulla terra rivolge questa affermazione: Benvenuti sulla terra.
Bisogni ancora ci sono, necessità di vita e tutto quello che questa comporta: la politica che d’altronde è già insita nel nome del duo, affetti ed esperienze. Nella prima canzone si esprimono così: Vorrei tuffarmi in mare, contro il vento, respirare tra le onde il sale, religiosamente, voglio che mi torni in testa, l’odore, quella festa, quelle tue parole accese a cui credevo intensamente. Tutto mi sembra normale, contro il tempo, stanotte io vorrei provare quella gioia. E se tu fossi qui, potrei lasciarmi andare. Piangerei, urlerei, per non lasciarti andare. Ancora fame e sete, come in Sarà: Sarà che abbiamo sempre voglia, sempre voglia di mangiare, sarà che l’ansia poi ci mette ad ingozzare. Fino a quella spettacolare climax che è in Alieno: Sono più forte del piacere, sono l’amore; sono più forte dell’amore, sono il dolore. Politica si diceva, che è pacifista – Non armi, non guerra, non violenza! – e rifugge dal potere fine a se stesso – Sarà che non mi piace, non mi piace il gioco del potere.
Insomma, non solo cantanti e musicisti. A tutti gli effetti LRDL (questa l’abbreviazione del nome) sono due poeti. Chiudiamo così, con un ultimo verso da V.G.G.G. (Very Good Glenn Gould): Anche se adesso non sappiamo cosa dire e se davvero l’ultima parola non la devo dire io, non la devi dire tu, chi la dirà mai? Aspettiamo ancora tante parole dai due artisti. Nel frattempo, li ringraziamo per questo percorso che hanno saputo costruire per indicarci una strada.
Tag: La Rappresentante di Lista, Sanremo 2021, musica italiana, artisti emergenti
2025-01-16

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