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2023-07-14


HEXTAR – Heavy Metal Never Dies

Alla ricerca costante di band interessanti da passare sul mio podcast “Subterranea” (https://www.staimusic.com/it/radiochannel/radio-cereal-killer_139.html) mi sono imbattuto in questa giovane band dedita all’Heavy Metal più classico. Per l’uscita del loro primo lavoro in studio omonimo ho contattato gli Hextar per farmi raccontare qualcosa su di loro e sul loro interessantissimo Ep uscito ad aprile di quest’anno (nda 2020). Quindi, iniziate con lo stapparvi una bella birra gelata e immergetevi subito nell’intervista al gruppo.

Ciao ragazzi e benvenuti sulle pagine di Staimusic.

Ho letto che gli Hextar si sono formati sul finire del 2019, come nasce il progetto e quali sono state le influenze che vi hanno portato ad un Heavy Metal di matrice classica?

Salve a tutti, e innanzitutto grazie per averci voluto rendere partecipi di questa intervista! In realtà il progetto nasce verso fine 2018 tra Marco, Andrea e Emiliano inizialmente, che già si conoscevano nella scena musicale locale dove suonavano in band diverse spesso incrociatesi durante eventi e live. Da subito c’è stata sinergia, l’obiettivo era chiaro, suonare Heavy Metal con influenze provenienti da band come i primi Blind Guardian e Helloween, essenzialmente quella che possiamo descrivere come un’ispirazione di matrice teutonica, poi contaminata anche da altre realtà.
Durante Marzo 2019 Edoardo si unisce alla band come cantante, e insieme a egli vengono ultimati i testi dei pezzi, oltre alla scrittura dell’ultimo brano per l’EP. Grazie alle sue influenze abbiamo aggiunto elementi stilistici Maideniani e “alla Queensryche” oltre a confermare l’influenza degli Helloween, sua ispirazione principale, dall’era Kiske. Concludiamo dicendo che il nostro Heavy/Power Metal è volutamente melodico e orchestrale, volendo richiamare anche uno stile compositivo più vicino ad alcune realtà anni 70, come Queen e Rainbow.

Il nome Hextar mi ha incuriosito subito, come ci siete arrivati e perché questa scelta?
La scelta del nome ricade subito sull’idea di utilizzare una singola parola, o una contrazione di due o più. Ovviamente è uno dei metodi più utilizzati ed efficaci per dare il nome a una band, lasciando ormai poche opzioni originali.
La decisione è ricaduta su ‘Hextar’ quando abbiamo deciso di unire due parole ossia ‘Hex’ e ‘Star’, per i non anglofoni la prima parola significa ‘sortilegio’, ‘maledizione’ o ‘feticcio’, la seconda semplicemente ‘stella’. Da qui contraendo la ‘S’ otteniamo per l’appunto ‘Hextar’ che può essere visto come ‘Stella Maledetta’, ispirato all’antico credo secondo il quale le comete potessero essere segno di sventura.

Dopo quanto tempo dal completamento della formazione siete entrati in studio e come siete arrivati alla pubblicazione del primo EP?
Effettivamente non abbiamo impiegato molto tempo a entrare in studio, ma tra imprevisti vari, come la perdita della sala prove, siamo riusciti a varcarne le porte solamente un anno dopo la formazione effettiva della band. L’idea iniziale era di entrare a Giugno 2019, ma dati questi inconvenienti siamo riusciti a iniziare il nostro lavoro solamente a dicembre.
Sin dal concepimento della band l’idea era quella di uscire allo scoperto solo dopo aver avuto in mano un lavoro registrato e prodotto a dovere, come detto prima abbiamo incontrato svariati ostacoli, però mai di natura compositiva, ragion per cui abbiamo svelato la nostra presenza al mondo solamente all’inizio del 2020.
Pubblicare l’EP è stato comunque un sollievo, specialmente dopo l’enorme mole di lavoro posta addietro, oltre a una grossa soddisfazione personale. Prima di arrivare all’uscita dell’EP abbiamo inoltre creato un percorso attraverso il quale dipanare questa release, pubblicando dapprima due singoli, per poi infine svelare il lavoro completo.

Come avete lavorate sui pezzi che compongono l’omonimo “Hextar” e cosa ha ispirato i testi?
Il processo di composizione di questo EP è stato lineare e scorrevole. Di solito iniziamo da un riff o più di chitarra, posti in una simil-struttura “strofa – bridge – ritornello”, da quel punto i riff vengono elaborati insieme in sala prove, spostando pezzi e modificando i giri fino a che non troviamo la soluzione più efficace. Durante questo processo ognuno apporta il proprio stile al pezzo plasmandolo ancora più nel dettaglio.
Una volta ultimato il pezzo dal punto di vista compositivo, viene scritta la partitura e registrata una demo di chitarra, fatta in casa, con annessa batteria registrata alla buona in sala prove. Attraverso queste demo è stato possibile lavorare anche agli arrangiamenti secondari (come le linee di basso, tastiere, assoli e voce).
Per quanto riguarda i testi, ‘Faceless Dame’ parla della paralisi notturna, di ciò che proviamo durante questo fenomeno e delle figure che il nostro cervello ci mostra e che prova a interpretare in maniera razionale. ‘Heavy Words’ è un testo un po’ polemico, che se la prende con quegli individui tanto bravi a parole, ma poco a fatti, che spesso possiamo incontrare nel nostro quotidiano (i cosiddetti “big-headed”).
‘Sword of Damocles’ si rifà al mito di Damocle, la cui morale si può riassumere brevemente in “non giudicare la posizione privilegiata altrui, prima di conoscerne i rischi”. Il testo racconta in chiave moderna, attraverso gli occhi di uno spietato uomo d’affari, questa dicotomia di pensiero durante la sua scalata al potere. Continuando con “One Bad Day” l’ispirazione è abbastanza chiara, proviene infatti dalla graphic novel ‘The Killing Joke’ di Alan Moore. Nel testo si cita un personaggio fittizio chiamato ‘The Gambler’ che altri non è che il famoso pagliaccio del crimine di Gotham City.
Concludiamo con ‘The Stand’ che prende sempre ispirazione da un’opera letteraria, in questo caso l’omonimo libro di Stephen King, da noi conosciuto come ‘L’Ombra dello Scorpione’. Il libro inizia con lo sterminio della quasi totalità della razza umana a causa dell’erronea fuoriuscita di un letale virus influenzale, tale ‘Captain Trips’, da un centro di ricerca americano. Questa è solamente la sinossi iniziale, non confondetela con la realtà dei nostri giorni, e vi assicuriamo che non abbiamo fatto apposta, l’idea del concept risale all’estate scorsa.

Continua la lettura dell’intervista nella pagina della band, Hextar.
Tag: heavy metal, hextar, NWOBHM, intervista
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