2024-05-11
Fragile e rabbiosa, interprete sentimentale: la musica Emo
L’emo è un genere musicale nato in America a Washington tra gli anni ’80 e ’90; si dice che la parola abbia avuto origine dalla parola “emotional”, chiara indicazione di come gli esponenti si preoccupino molto di ciò che richiama il loro aspetto fisico, perché è essenzialmente esso che esprime i loro sentimenti. Dal punto di vista musicale, il primo genere conosciuto fu detto ‘emoziona hardcore’, quando a Washington alcuni musicisti locali decisero di distanziarsi dalla scena violenta, abbracciando la sperimentazione; il tutto avvenne nell’estate del 1985, tanto che viene ricordata come ‘Revolution Summer’.
La rivoluzione interessò anche i testi che divennero più intimi e personali, spesso abbandonando la depressione che era all’origine dei testi hardcore. Dal punto di vista musicale certamente si tratta di un ritorno a una musica più melodica ma anche meno convenzionale di quanto non fossero diventate le band hardcore. Nei primi anni novanta si è evoluto lo screamo, anch’esso un sottogenere punk, caratterizzato da brani molto corti e caotici, spesso pieni di dissonanze; molti gruppi della prima ondata, nata a San Diego nel 1991, si caratterizzavano per i testi dalle tematiche politiche, con l’utilizzo di strumenti rock tradizionali. Nel 2002 avvenne la seconda ondata, caratterizzata da una musica più lenta e meno dissonante, ampiamente influenzata dal rock alternativo.
Ma la cosa che contrasta davvero con i gruppi della prima ondata è che qui molte band hanno firmato contratti multimilionari con grandi etichette. Molti critici considerano l’emo violence un sottogenere a parte, pur evolutosi dallo screamo, che è nato e si è evoluto nella seconda metà degli anni 2000. È un po’ la storia che si ripete, come quando dagli inizi del punk nacque l’ala dark, caratterizzata dalle ossessioni gotiche e dai rituali esoterici, dai suoni scuri e tetri e dall’ansia esistenziale che traspirava dai testi. Anche qui le opere più interessanti di certo sono state quelle che hanno evitato toni troppo da fumetto e da horror, per dedicarsi all’introspezione, dando vita ad un cocktail di cinico iperrealismo e paranoia morbosa. L’appeal su un certo pubblico è stato immediato, e anche il dark punk è un genere che è rimasto, anche se non più idolatrato da moltitudini ma da ristrette minoranze.
La rivoluzione interessò anche i testi che divennero più intimi e personali, spesso abbandonando la depressione che era all’origine dei testi hardcore. Dal punto di vista musicale certamente si tratta di un ritorno a una musica più melodica ma anche meno convenzionale di quanto non fossero diventate le band hardcore. Nei primi anni novanta si è evoluto lo screamo, anch’esso un sottogenere punk, caratterizzato da brani molto corti e caotici, spesso pieni di dissonanze; molti gruppi della prima ondata, nata a San Diego nel 1991, si caratterizzavano per i testi dalle tematiche politiche, con l’utilizzo di strumenti rock tradizionali. Nel 2002 avvenne la seconda ondata, caratterizzata da una musica più lenta e meno dissonante, ampiamente influenzata dal rock alternativo.
Ma la cosa che contrasta davvero con i gruppi della prima ondata è che qui molte band hanno firmato contratti multimilionari con grandi etichette. Molti critici considerano l’emo violence un sottogenere a parte, pur evolutosi dallo screamo, che è nato e si è evoluto nella seconda metà degli anni 2000. È un po’ la storia che si ripete, come quando dagli inizi del punk nacque l’ala dark, caratterizzata dalle ossessioni gotiche e dai rituali esoterici, dai suoni scuri e tetri e dall’ansia esistenziale che traspirava dai testi. Anche qui le opere più interessanti di certo sono state quelle che hanno evitato toni troppo da fumetto e da horror, per dedicarsi all’introspezione, dando vita ad un cocktail di cinico iperrealismo e paranoia morbosa. L’appeal su un certo pubblico è stato immediato, e anche il dark punk è un genere che è rimasto, anche se non più idolatrato da moltitudini ma da ristrette minoranze.
Tag: emo, rock, alternativo, introspezione
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