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2024-05-29


Carne Cruda a Colazione, l’intervista con Succi che ci racconta la sua arte e il suo ultimo disco

Due parole con l'artista poliedrico Giovanni Succi, due chiacchere per capire cosa c'è dietro la sua nuova uscita dell'album Carne Cruda A Colazione, due scambi di sensazioni e approfondimenti nella vita di un grande cantautore.

Nel tuo curriculum hai grandi collaborazioni, progetti e le tue due band i Madrigali Magri e i Bachi da Pietra. Cosa non è mai cambiato in te in questo percorso artistico trentennale, arrivando a Carne Cruda a Colazione?
Una specie di senso del dovere verso me stesso che mi impone di essere come minimo autentico in ciò che metto al mondo. Tutto il resto è cambiato, me compreso.

Hai dichiarato che il tuo nuovo lavoro Carne Cruda a Colazione è “per il giorno che ne puoi più di marmellata”? Da cosa deriva il tuo modo di scrivere molto diretto, ma anche altrettanto allusivo?
Forse da una sensazione che la vita è troppo corta per star qui a menarcela e a raccontarci delle balle. Qualcosa del genere.

Nel tuo brano Algoritmo qui a Staimusic ci siamo ritrovati molto, un manifesto contro la musica fast-food, spizzicata e mai assaporata fino in fondo. Come pensi stia cambiando il rapporto tra artista e fruitore, ora spesso mediato da decisioni preimpostate?
Gli ascolti tendono a diventare scorpacciate senza fame di ciliegie tutte uguali. Anche i miei, credo sia segno dei tempi, nessuno è immune. Scegliere è fatica, ma in un tempo non lontano era normale ed era bello. Se anche il fruitore scompare nell’automa fantomatico di se stesso, il suo algoritmo, diventa superfluo tanto quanto l’artista. Perché rischiare di imbattersi in qualcosa che magari non ti piace: la realtà come esperienza sicura e garantita al 100%, la gente chiede questo. La tecnologia lo offre. Bingo.

Quanti realmente ascoltano l’opinione di un dio da bar come quello di Povero Zio?
Tutta l’Italia vista dallo spazio è in balia dell’opinione di zio, nel battibecco immobile ed estenuante circa la qualsasi cosa. Ma grazie a zio ultimamente il livello di convinzione è alle stelle.

Da cosa arriva la tua scelta di elaborare reading su Dante, Gozzano, Balestra e Caproni?
Sono i miei gusti, le cose che mi appassionano. Poi sai com’è, banalmente cerco di campare anch’io con quello che so fare. Propongo, ci provo… Ma se c’è da riparare un tubo, montare un armadio o animare la spiaggia, meglio chiedere a un altro.

Come la bestia nel tuo Il Conte di Kevenhuller di Caproni ci fai a pezzi quando ci addentriamo nei tuoi testi?
La mia caccia non è innocua.

In Grigia, o anche in Cabrio, quanto ti porti dentro di Guido Gozzano?
Moltissimo, ma non per forza e non solo in Grigia e Cabrio. Porto dentro molto Piemonte di gente come Alfieri, Gozzano, Pavese e Fenoglio, Tenco, Buscaglione, Conte… Volente o no, covo germi di quella stirpe di gente.

La tua Nizza Monferrato, o la città di Alessandria sono un po’ uno di quei “posti [che] sono belli perché poi te ne vai”, come in Sipario del tuo precedente album Con Ghiaccio?
Sì ma anche la vita è uno di quei posti. Nizza Monferrato in realtà è il posto dove alla fine mi piace tornare. Un rapporto di amore odio normale per la terra natale. Come quando vai all’estero e senti di avere una insospettabile vena di orgoglio nazionale.

Musica e reading, poesia. Molto della tua vita artistica è la performance in diretta, teatrale e dialettica con il pubblico. Cosa ami della performance dal vivo?
Che dopo tanti anni mi fa sentire ancora vivo, nell’istante in cui accade. È una forma di duello, un eroismo minimo a bassissimo rischio, che ho il privilegio di potermi concedere, senza nemmeno rischiare la pelle. Una battaglia che ti mette a nudo, come ogni battaglia, e ti rivela la tua vera sostanza attraverso la pretesa della finzione. Non è detto che sia sempre esaltante, anzi. Magari qualche volta ti fa schifo e questo ti spinge a riprogettare. Viviseziono quegli istanti di finzione. Niente è più reale.

Ti senti un divulgatore di cultura alta come sostiene Vanity Fair?
Chiunque è libero di descrivermi come crede ma l’alto e il basso non hanno senso, non si sa chi li decide. Anche Dante era roba “bassa” al suo tempo. Quindi io non propongo niente di “alto”, solo qualcosa di “altro”.

Ti faccio una domanda provocatoria, ma solo per capire questa società e lo sviluppo delle forme d’arte, e quello che ne pensi a riguardo. Diciamo che prendi Dante e lo spieghi con il rock, genere e espressione storicizzati, o inserisci cornici elettroniche su Gozzano. Pensi che in futuro potranno spiegare la tua arte, o raccontare Paolo Conte con espressioni considerate minori, a volte disprezzate dai nostri contemporanei, ma storicizzate nel giro di 50 anni?
Quel che descrivi è sempre successo nella storia delle arti, ci si passa il testimone tradendolo. Letteralmente tradire significa proprio portarlo da un’altra parte. Ad esempio io ho tradito Paolo Conte (e un sacco d’altra gente) nella mia forma d’arte. Un giorno qualcuno tradirà me? Il mio ego se lo augura e mi assicura che da morto andrà tutto molto meglio. Quindi nei miei progetti futuri c’è sicuramente il trapasso, che diversamente avrei evitato.

Sulla falsariga del testo di Melliflui, pensi che ci troviamo in un momento musicale equivalente al Manierismo in arte? I prodotti musicali più diffusi sono solo copia di un passato glorioso e ricco d’idee rivoluzionarie?
Ho uno scoop: alla gente il manierismo piace un casino. Dagli tanto di una cosa che già sanno e ottieni il successo assicurato in ogni campo. Chiedilo ai direttori artistici delle major, te lo diranno. Poi esiste anche il manierismo dello sperimentalismo, intendiamoci, il manierismo dell’anti-manierismo… Garantisce un gruzzolo di successo pure quello. Prima o poi ci proverò anch’io, dai, magari da morto.

Pensando al testo di Arti, cosa ne pensi del modo di insegnare letteratura, e le arti “inferiori” sulle quali poggiamo nella nostra Italia contemporanea? Non avrebbe tutto più senso se raccontassimo la letteratura partendo da quella contemporanea e ricercandone le radici via via nel passato?
Puoi raccontarla cominciando da dove ti pare, se la sai maneggiare, la letteratura è tutta contemporanea, non credo sia questo il punto.

Mi piace molto il tuo verso “La tua bici sgonfia sulla ghiaia grossa, trascinarla stanca” in La Risposta, è un ricordo netto dell’infanzia di molti. Come hai preso consapevolezza di essere la tua risposta?
La risposta ce l’hai solo nella carne. Tutto il resto è pasticceria.

Ecco la date del tour di presentazione dell’album Carne Cruda a Colazione

- 06/12 Colle Val D'Elsa (SI)-Bottega Roots
- 13/12 Bologna–Locomotiv Club in apertura a Massimo Volume–NUOVALOCATION
- 14/12 Roma-'Na Cosetta
- 15/12 Avellino-Godot Art Bistrot
- 17/01 Milano-Circolo Ohibò
- 18/01 Buja (UD)-Circolo Henry Chinaski c/o biblioteca
- 24/01 Savona-Raindogs House
- 07/02 Cavriglia (AR)-Officina Klee
- 08/02 Grosseto-Spazio 72

Per info: UFFICIO STAMPA E PROMOZIONEBIG TIME Tel. 06.5012073 CLAUDIA FELICI - 329/9433329-FABIO TIRIEMMI pressoff@bigtimeweb.it - www.bigtimeweb.it
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