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2024-10-19


Breve storia del progressive rock e le band che hanno reso celebre il rock progressivo

Il rock progressivo ha rappresentato un momento particolare e, sotto certi versi, unico per musica popolare: nato, alla fine degli anni Sessanta, sulla scia della psichedelia anglo-americana, ha condiviso con quest'ultima il desiderio di rottura con gli schemi, in favore della ricerca e sperimentazione di nuove forme estetiche, senza però abbracciare quell'indole quasi selvaggia tipica del rock’n’roll. Non a caso, il progressive si è distinto come un tentativo di ascesa del rock verso generi convenzionalmente ritenuti più “nobili”: i riferimenti sono la musica classica e il jazz, generi padroneggiabili solo da musicisti dotati di talento sopra la media. Ecco allora la comparsa, all’inizio degli anni Settanta, di suite dalla durata di 20 o più minuti, tempi dispari, cambi di tonalità, presenza di strumenti classici (se non intere orchestre) e virtuosismi d’ogni genere: il progressive è stato il tentativo, da parte del rock, di diventare maturo e farsi Arte, di rompere gli schemi ispirandosi comunque ai grandi momenti del passato.

Questo è anche il contesto nel quale si è definitivamente consacrato il concept album, forma di ‘racconto’ musicale emersa già nel decennio precedente: allo stesso modo in cui ogni capitolo di un libro si intreccia con gli altri per comporre un’unica trama, così tutti i brani del concept album sono legati l’un l’altro da una specifica tematica di fondo. Il progressive rock, quindi, si distingue non solo per una ricerca puramente musicale, ma anche per il tentativo di portare su un nuovo piano le parole che accompagnano la musica.

L’origine del progressive viene convenzionalmente identificata con l’uscita, nel 1969, del capolavoro dei King Crimson, In the Court of the Crimson King - anche se le basi erano già state poste nel biennio precedente da gruppi come i Nice o Moody Blues. Da lì un’ascesa durata fino all’anno di grazia del progressive, il 1973, quando uscirono, tra gli altri, Dark Side of the Moon dei Pink Floyd , Selling the England by the Pound dei Genesis, Brain Salad Surgery degli Emerson, Lake and Palmer . Per quanto possa essere difficile da credere guardando alle attuali hit mondiali, in quegli anni il progressive fu un genere molto seguito e con buone vendite commerciali, con numerosi artisti che si stanziarono stabilmente nelle classifiche inglesi e, pur in maniera più contenuta, statunitensi. Altri tempi, altra sensibilità.

La fine del genere in genere viene fatta combaciare con la nascita del punk (1976-77): in verità il progressive aveva già esaurito il suo potenziale, ricadendo sempre più spesso in auto citazioni o in virtuosismi fini a sè stessi, che probabilmente ne minarono la spontaneità. Ad ogni modo questa ‘impostazione’ perdurò, vedasi i primi Queen (Bohemian Rhapsody, certamente il brano progressive più famoso della storia, è del 1975), e già negli anni Ottanta si ebbe un revival grazie soprattutto ai Marillion e ai Rush, in quello che viene chiamato neo-progressive. A partire dalla fine del decennio, avvenne il fecondo incontro col metal, sancendo un sodalizio che può dirsi la declinazione più celebre, almeno al giorno d’oggi, del prog: i padrini furono certamente Dream Theater con Images and Words, ma nel corso degli ultimi due decenni si sono affermati moltissimi gruppi estremamente eterogenei, che permettono di identificare nel progressive metal un genere assolutamente vivo e brulicante di contaminazioni e idee.
Tag: pink floyd, genesis, king crimson, rock progressivo, progressive rock
2023-06-06

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